Attualità

Quel vuoto di sette ora da colmare

di Maurizio Zoppi -

MATTEO PIANTEDOSI MINISTRO


La Procura di Crotone tira dritto e accende i riflettori della giustizia rispetto alla strage dei migranti. Dopo giorni di caute dichiarazioni ed imbarazzo politico, i pm calabresi aprono la seconda inchiesta rispetto alla macchina dei soccorsi in cui sono morte 67 persone e numerosi feriti tra cui anche minorenni. Fortunatamente, proprio le condizioni cliniche dei sei bambini di età compresa tra i 3 e i 15 anni sono in netto miglioramento, stando alle parole del Primario della Unità Operativa di Pediatria, dell’Asp di Crotone, Stefania Zampagna.

 

Proprio alla fine della mattinata di ieri, il procuratore capo Giuseppe Capoccia ha aperto un secondo fascicolo: esattamente “un modello 45”. Ossia, al momento senza indagati e senza ipotesi di reato. L’indagine viaggerà in parallelo rispetto alla prima inchiesta giudiziaria che ha già preso il via per naufragio e omicidio colposo a carico di tre presunti scafisti, arrestati qualche giorni fa. Il pm Capoccia ha affidato ai carabinieri la delega, col compito per ora di acquisire dalla Guardia costiera, dalla Guardia di Finanza e dall’agenzia Frontex atti e registri relativi alle attività compiute fra sabato e domenica scorsi, nel lasso di ore intercorse fra il primo avvistamento del barcone e il suo naufragio su una secca a 150 metri dalla spiaggia di Steccato.

 

Gli accertamenti dovrebbero servire a chiarire se ci siano state omissioni, errori o sottovalutazioni nell’adempimento dei doveri e delle attività di soccorso. E non è da escludere che, dopo la lettura degli atti richiesti e dopo la verifica dei protocolli operativi, possano essere ascoltati in procura, come persone informate sui fatti, i vertici provinciali di Gdf e Guardia costiera, autorità deputate agli interventi in mare. A quanto pare, l’indagine partirà dalle testimonianze dei migranti sopravvissuti e dalle parole rese ai giornalisti dal comandante della Capitaneria di porto di Crotone Vittorio Aloi. “A noi risulta che domenica il mare fosse forza 4, ma motovedette più grandi avrebbero potuto navigare anche con mare forza 8…”. Sono queste le parole che hanno messo in discussione tutta la macchina dei soccorsi rispetto all’ennesima strage del mare e che ha posto numerose domande agli inquirenti. L’intrica matassa deve essere sbrogliata attraverso eventuali sottovalutazioni, rimpalli burocratici o ipotetiche responsabilità che non ha determinato l’uscita in mare di mezzi navali adeguati fra sabato sera e domenica mattina, quando ancora era possibile un soccorso al barcone con 180 migranti poi naufragato a largo della spiaggia di Cutro.

Il totale del disastro? Come già scritto, 67 vittime e 81 superstiti finora accertati, oltre a un numero imprecisato di dispersi. Vittime alle quali ha reso omaggio il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che proprio ieri è stato presente a Crotone. “Perché non siamo usciti? Dovreste conoscere i piani, gli accordi ministeriali – ha detto ieri il comandante Aloi –. Le nostre regole di ingaggio sono una ricostruzione molto complessa. Ci sarebbe bisogno di specificare come funziona il dispositivo per il pilottaggio dei migranti, da che arrivano nelle acque territoriali a che poi debbano essere scortati o accolti”. Ciò perché, ha puntualizzato l’ufficiale, “le operazioni le conduce la Gdf finché non diventano Sar”, ossia di ricerca e salvataggio.

Qui sta il primo nodo: “all’inizio, la procedura che manda in mare le vedette della Gdf, poi rientrare, non è Sar, ma di polizia”. Il comandante Aloi tiene il punto: “Crediamo di avere operato secondo le nostre regole d’ingaggio. Quali? Sarebbe troppo lungo specificarlo, anche perché sono spesso regole che non promanano dal ministero a cui appartengo”, quello dei Trasporti, ma “da quello dell’Interno”.
Questo è il secondo punto: le competenze ministeriali, in caso di interventi in mare verso i barconi di migranti, si intersecano a volte anche con quelle europee dell’agenzia Frontex. “C’è un intricato discorso di ricostruzione dei fatti – considera ancora il comandante crotonese –. Stiamo rifacendo tutto il percorso dei fatti e poi riferiremo all’autorità giudiziaria. Io sono provato umanamente, ma professionalmente a posto”.
Il lasso di tempo da esaminare è di 5-6 ore, anche se alle 4.57 di sabato mattina c’era già una segnalazione del Centro di coordinamento dei soccorsi marittimi della Guardia Costiera “a tutte le navi in transito nello Ionio” per un’imbarcazione in difficoltà, senza coordinate precise. Non c’è stato un Sos, se non dopo il naufragio, con una chiamata in inglese al 112. Per gli inquirenti, gli scafisti disponevano di un disturbatore di frequenza dei cellulari. Alle 4 di domenica mattina, il caicco si è fracassato su una secca a 150 metri dalla riva.

I primi soccorsi arrivano alle 4.30: due carabinieri recuperano una ventina di cadaveri e salvano due persone. Nella relazione allegata agli atti, la Capitaneria di porto crotonese scrive di avere ricevuto la prima segnalazione “alle 4.37”. Alle 5.37 scatta l’operazione Sar, ma quel punto sulla spiaggia ci sono ormai decine di corpi.

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