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Quell’inutile sfida fra contante e cashback

di Cristiana Flaminio -


Al centro di tutto c’è il pos. Dalla lotteria del cashback (ricordate?) all’innalzamento del tetto per i pagamenti in contante. In pochi anni l’Italia cambia totalmente prospettiva e lo fa, ancora una volta, durante le feste natalizie. La manovra del governo Meloni apre scenari nuovi e inediti rispetto a pochi anni fa quando il secondo governo Conte, a tradizione Pd-M5s, lanciava la riffa degli scontrini per incentivare, negli italiani, l’uso delle carte a discapito del contante. Il pos, dunque: da strumento da valorizzare, unica strada possibile alle transazioni quotidiani, è diventato un fastidioso orpello preteso al bar dai “rompipalle” (Salvini dixit).
La questione è diventata politica perché secondo i giudici della Corte dei Conti, che ieri sono sfilati in audizione davanti ai parlamentari delle commissioni bilancio riunite di Camera e Senato a Montecitorio, le decisioni del governo in merito al pos sarebbero potenzialmente pericolose. O, quantomeno, in grado di far deflagrare uno scontro tra l’esecutivo e l’Unione Europea con lo scenario, in sottofondo, del piano nazionale di ripresa e resilienza. Secondo i magistrati contabili, infatti, “va segnalato come l’innalzamento del tetto dei pagamenti e, in particolare, la non sanzionabilità dei rifiuti ad accettare pagamenti elettronici di un determinato importo possano risultare non coerenti con l’obiettivo di contrasto all’evasione fiscale previsto nel Pnrr”.
Musica, dolcissima, per le orecchie di Giuseppe Conte e del Movimento Cinque Stelle. Che, difatti, ha immediatamente lanciato bordate a Meloni e Giorgetti. In una nota, i deputato M5s promettono battaglia: “Lo avevamo detto in tutte le salse: la norma della Legge di bilancio che in un colpo solo aumenta a 5mila euro il tetto al contante e cancella le sanzioni per gli esercenti che rifiutano pagamenti digitali fino a 60 euro, è una strizzata d’occhio e furbi e furbetti e un conseguente passo indietro nella lotta all’evasione fiscale”. E dunque, dopo aver ricordato che ciò sia stato segnalato dalla “Corte dei conti, in audizione sulla Manovra davanti alle Commissioni bilancio di Camera e Senato, non ha potuto che farlo puntualmente notare, sottolineando come l’intervento vada contro gli impegni e la strategia antievasione contenuta nel Pnrr”, annunciano le barricate. E, anzi, rilanciano con una nuova proposta: il cashback fiscale. “Il problema ormai è sotto gli occhi di tutti. Il M5s, durante l’iter parlamentare, si batterà per cancellare questo passo indietro e presenterà emendamenti per puntare fortemente sui pagamenti digitali, recuperando il cashback ordinario allora lanciato dal governo Conte e introducendo l’innovativo meccanismo del cashback fiscale, che consentirebbe ai contribuenti di vedersi immediatamente accreditate su conto corrente le spese fiscalmente detraibili sostenute con strumenti elettronici: un’innovazione che semplificherebbe la vita e aiuterebbe a combattere l’evasione innescando un utile contrasto di interessi”. L’importante è conquistare i titoli dei giornali, le prime pagine, dare l’impressione che si fa qualcosa. E più di qualcosa si fa. Il problema è, semmai, il “come”. E in Italia la politica, pressata dalle esigenze dei sondaggi, preferisce regolarmente affidarsi alla scorciatoia della tattica invece che elaborare una strategia di lungo respiro.


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