Attualità

Questione balneari e assegno unico, l’Europa bacchetta l’Italia: 60 giorni per rispondere

di Angelo Vitale -


Fuori stagione, ritorna lo spettro della questione balneari fino ad oggi irrisolta. La Commissione Europea “ha mandato un parere motivato”, il secondo stadio della procedura d’infrazione Ue, all’Italia “sulle concessioni balneari, come seguito alla lettera di messa in mora del 2020”. Lo ha reso noto la portavoce al Mercato Interno Johanna Bernsel, rispondendo a una domanda specifica durante il briefing quotidiano con la stampa. Seguendo una procedura assai inusuale, la decisione non è stata inclusa nel lungo comunicato stampa mensile che riassume le procedure d’infrazione, diffuso oggi, ma è stata pubblicata solo nel database. Fatto che impedisce di conoscere il testo completo del “parere” ma la vicenda è nota.

Due anni fa, nel 2020, una lettera di costituzione in mora metteva sotto osservazione il rilascio di autorizzazioni relative all’uso del demanio marittimo per il turismo balneare e i servizi ricreativi. Da Bruxelles si faceva sapere che le autorizzazioni, il cui numero è limitato per via della scarsità delle risorse naturali su cui intervengono le concessioni, come le spiagge, vanno rilasciate per un periodo limitato e solo attraverso una procedura di selezione aperta, pubblica e basata su criteri non discriminatori, trasparenti e oggettivi. Già quattro anni prima la Corte di giustizia dell’Unione europea aveva definito normativa e procedure adottate nel nostro Paese la proroga automatica delle autorizzazioni vigenti – incompatibili con il diritto europeo. L’Italia, invece, anche sulla scorta del forte pressing politico originato dal peso della categoria, aveva tirato dritto prorogando le autorizzazioni vigenti fino alla fine del 2023 e in più vietando alle autorità locali di avviare procedure di selezione per assegnare le concessioni.

Ora, il governo Meloni ha 60 giorni per dare soluzione alla questione balneari. E L’Europa si dice anche aperta ad un accordo “invece di andare a giudizio”, come ha precisato una portavoce della Commissione. Sul tema, il vicepremier Matteo Salvini definisce il governo “pronto a dare risposte immediate alla Commissione europea sul tema balneari. Stiamo già lavorando da mesi nella direzione auspicata dalla Commissione, per dare un quadro certo alle amministrazioni territoriali e agli operatori economici. Il tavolo consultivo istituito presso la Presidenza del Consiglio ha attestato sulla base dei dati disponibili – dopo gli approfondimenti del Mit – che solo il 33% della risorsa è occupata, per cui non possiamo parlare di una risorsa scarsa”.

Le brutte notizie dall’Europa hanno anche un capitolo numero due, dopo la questione balneari. Analogo parere la Commissione invia al governo Meloni circa la violazione delle norme comunitarie sul coordinamento della sicurezza sociale e sulla libera circolazione dei lavoratori. Nel mirino il via, nel marzo 2022, del nuovo assegno familiare per figli a carico (assegno unico e universale per i figli a carico) indirizzato però solo alle persone che risiedono da almeno due anni in Italia, e solo se vivono nella stessa famiglia dei loro figli.

Secondo la Commissione, questa legislazione viola il diritto Ue, perché non tratta i cittadini comunitari in modo equo, ma li discrimina. Inoltre, il regolamento sul coordinamento della sicurezza sociale “vieta qualsiasi requisito di residenza per ricevere prestazioni di sicurezza sociale come gli assegni familiari”. Il parere motivato segue una lettera di messa in mora già inviata all’Italia nel febbraio 2023. Da Roma il governo aveva risposto a Bruxelles nel giugno scorso. Risposta considerata “non soddisfacente”. Anche qui l’esecutivo ha sessanta giorni di tempo per rispondere e adottare misure. In caso contrario, la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di Giustizia dell’Unione europea.



Torna alle notizie in home