Politica

QUIRINALE: BERLUSCONI VEDE PIÙ VICINO IL COLLE

di Redazione -


Che il Quirinale rientrasse da sempre nelle ambizioni di Silvio Berlusconi è noto. Solo che le maggioranze “bulgare” regalategli dal centrosinistra non hanno mai coinciso con questo appuntamento. L’ipotesi, accarezzata da tempo, ora sembra più concreta anche se non proprio facile. E’ come se l’anziano leader vivesse i suoi 85 anni con un cannocchiale particolare: In una lente inquadra il Quirinale, con l’altra Castelporziano. E con la sentenza sul Ruby ter che lo assolve, sia pure solo in primo grado, sente il traguardo più vicino. Diciamo a portata di mano. Sembra che gli manchino una cinquantina di voti che, però, è convinto di poter recuperare “arando” soprattutto nel campo travagliato dei 5 Stelle spaccati da divisioni e polemiche interne, molti dei quali giunti al termine delle loro breve stagione parlamentare e senza arte né parte. Quindi, di facile “conquista”. E in questo Silvio non ha competitor. Scontati i voti di Forza Italia, resta da vedere quale sarà, alla prova dei fatti, la reale compattezza della Destra di Salvini e Meloni apparentemente uniti ma da tempo ai ferri corti. Tutti e due però potrebbero essere invogliati a votare per il Cavaliere attratti dalla possibilità delle urne in primavera o, al più tardi, in autunno quando – dopo 4 anni e 6 mesi – scatterà la pensione di fine legislatura. Certo, bisognerà vedere se per allora la Lega sarà riuscita a recuperare su Fratelli d’Italia. Diversamente Salvini potrebbe avere bisogno di più tempo per cercare di strappare a Giorgia Meloni la leadership della Destra. E per Berlusconi in questo caso l’ipotesi Quirinale si allontanerebbe definitivamente. Ma c’è un altro ostacolo sulla strada del Cavaliere e riguarda il campo “largo” del centrosinistra chiamato a giocare di intelligenza una partita pragmatica e senza pregiudizi. Due le ipotesi sul terreno. La prima ovvia ma più ardua: convincere Sergio Mattarella a restare, libero più avanti di lasciare l’incarico quando lo riterrà opportuno. L’alternativa, restare compatti e, soprattutto, non perdere quella cinquantina di voti “ambiti” dal Cavaliere e realisticamente “in libera uscita” per il “miglior offerente”. Un “mercato”? Certo. Ma a volte il fine giustifica i mezzi…

PdA


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