Politica

Quota 41 e centrodestra, Salvini prepara la Lega al voto

“Buoni rapporti con tutti, anche con Meloni”. Che, intanto, rigetta ogni ipotesi di “inciucione” atlantico: “Noi alternativi alla sinistra”

di Giovanni Vasso -

Leader of Fratelli d’Italia Giorgia Meloni (R) poses with leader of Lega Matteo Salvini during the Ambrosetti Forum “Intelligence on the world, Europe, and Italy” in Villa d’Este Cernobbio on Como lake, 5 September 2021. ANSA / MATTEO BAZZI


Matteo Salvini rilancia sul tema pensioni e presenta un piano per rottamare, definitivamente, la legge Fornero. Per il leader della Lega occorre superare la riforma voluta dal governo Monti e riscrivere i requisiti minimi per raggiungere l’età pensionabile. Sul tavolo, dunque, la proposta di Quota 41 che sembra disegnata per dare una risposta ai lavoratori precoci. Con quarantuno anni di contributi, per la Lega, si potrà accedere all’assegno pensionistico. Il sogno sarebbe quello di slegare questo requisito all’età anagrafica. Eppure pare molto difficile che il governo Draghi possa accettare, sic et simpliciter, questa proposta così com’è. Ecco, dunque, spuntare la soglia d’età minima stabilita in 62 anni.

La Lega, dunque, riparte proprio dalle pensioni per ricostruire il consenso perduto. La proposta, infatti, più che attuabile politicamente sembra perfetta come cavallo di battaglia in vista della campagna elettorale. Che, a prescindere dagli scricchiolii che comunque arrivano da Palazzo Chigi, dovrebbe entrare nel vivo il prossimo anno. O comunque dopo l’estate.

E se la Lega si prepara alla battaglia sulla previdenza sociale, Giorgia Meloni conferma la sua distanza dal centrosinistra dopo una giornata di spifferi. Tutto è sorto da un editoriale pubblicato dal Corriere della Sera, firmato da Angelo Panebianco, che proponeva una sorta di patto istituzionale tra ex comunisti ed ex missini per sbarazzarsi del “partito di Putin”. Insomma una nuova (e strana) alleanza “atlantica” tra Almirante e Berlinguer, evocata proprio nel giorno delle celebrazioni per il 100esimo anniversario dalla nascita dello storico leader Pci, per darla in tasca a Lega e M5s. Che tra la leader di Fratelli d’Italia e il segretario Pd Enrico Letta, oltre le dichiarazioni di prammatica, ci sia una sorta di feeling sembra un fatto assodato. Anche al di là delle posizioni espresse sul conflitto tra Russia e Ucraina e sulle maliziose indiscrezioni che danno i due leader “uniti” contro Salvini e a favore del proporzionale.

Ma la coerenza, anche con un centrodestra così traballante, rappresenta uno dei pilastri irrinunciabili per l’ex ministro alla Gioventù. Che da Catanzaro, dove ieri sera ha partecipato a un evento a sostegno alla candidatura a sindaco di Wanda Ferro, ha tenuto a rimarcare le distanze: “La conditio sine qua non per governare è rimanere nella propria metà campo. Voglio una proposta autenticamente di centrodestra. Non ci sto al racconto che in Italia per essere presentabile devi andare a braccetto con la sinistra o governare con loro. Noi siamo molto più presentabili”. Insomma, Meloni non vorrebbe la legittimazione di Letta per instaurare un nuovo bipolarismo che sia capace di superare, a destra, quanto rimane della Lega a trazione Salvini e a sinistra che metta fuorigioco il M5s contiano.

Intanto, da Napoli, Matteo Salvini ha parlato del futuro del centrodestra. Escludendo l’ipotesi di partito unico con Forza Italia e rimarcando la necessità di lavorare a una coalizione solida. Inoltre ha rivendicato “buoni rapporti” con tutti.  Alle celebrazioni per i 130 anni de Il Mattino, l’ex ministro degli Interni ha spiegato: “La collaborazione con Forza Italia e con altri movimenti di centrodestra per la Lega è fondamentale, io non vedo partiti unici, offerte ostili o altro”. Quindi ha voluto lanciare carezze agli altri soci della coalizione: “Io ho tale e tanta stima e affetto, e da italiano riconoscenza, per Berlusconi e per quello che ha fatto per il mio Paese che non mi permetto di giudicare le scelte di altri. I miei rapporti sono buoni con tutti”. E sulle presunte fratture con Fdi ha spiegato: “Con Giorgia Meloni governiamo insieme 14 regioni italiane su 20, quindi se non avessimo buoni rapporti sarebbe difficile far funzionare le cose in due terzi delle regioni italiane”.


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