Economia

Raddoppiate le spedizioni di petrolio russo da parte di alcune compagnie europee

di Alessio Postiglione -

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Per Mosca meno guadagni ma profitti più alti

Alcune compagnie europee hanno quasi raddoppiato le loro spedizioni di petrolio russo dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, nonostante embargo e sanzioni.

Secondo l’analisi dei dati di Refinitiv da parte del gruppo anticorruzione Global Witness, pubblicati dall’Indipendent, i tre principali Paesi europei nel campo della navigazione – Grecia, Cipro e Malta – hanno aumentato la quantità di petrolio russo che trasportavano ogni mese dall’inizio della guerra.

Siamo infatti passati dai 31 milioni di barili di petrolio russo movimentati dalle compagnie di questi tre Paesi di febbraio ai 58 milioni di barili, registrati a maggio. In totale, le navi collegate a Grecia, Malta e Cipro hanno trasportato da febbraio 178 milioni di barili, per un valore di 17,3 miliardi di dollari di greggio russo.

All’inizio della guerra, le navi legate a questi Paesi trasportavano poco più di un terzo delle esportazioni di petrolio dai porti russi.

Poiché dall’inizio della guerra molte aziende hanno evitato il petrolio russo, la minoranza di aziende disposte a continuare a spedirlo riescono a riscuotere commissioni eccezionali. Secondo il citato report, una grande nave cisterna in partenza da Primorsk oggi raccoglie 32.500 dollari al giorno, rispetto a meno di 10.000 dollari prima dell’invasione.

Nonostante il tentativo di alcune compagnie di aggirare le sanzioni, considerando che l’ultimo pacchetto approvato dalla Ue mirerebbe ad abbassare gli utili sul petrolio russo, si registra comunque un parziale successo. O, meglio, la Russia starebbe guadagnando meno dalle sue esportazioni, anche se le spedizioni marittime di greggio salgono al massimo da sei settimane a questa parte. Questo a causa dei grandi sconti che Mosca deve offrire agli acquirenti asiatici per accaparrarsi i barili rifiutati dall’Europa, che si traducono in un calo dei dazi all’esportazione.

Le spedizioni complessive di greggio marittimo sono infatti aumentate nei sette giorni fino al 3 giugno, raggiungendo il livello più alto dalla fine di aprile. Un totale di 38 petroliere hanno caricato 27,6 milioni di barili dai terminali di esportazione russi, secondo Bloomberg. Ciò ha portato i flussi medi a 3,94 milioni di barili al giorno, in aumento del 10% rispetto ai 3,58 milioni della settimana terminata il 27 maggio.
Mentre i volumi spediti sono aumentati nella settimana fino al 3 giugno, le entrate di Mosca dai dazi all’esportazione si sono mosse nella direzione opposta, scendendo di 9 milioni di dollari, il 5%, a 162 milioni di dollari. Il calo delle entrate riflette una minore aliquota al barile dei dazi all’esportazione sulle spedizioni effettuate a giugno. Si tratta di capire se la diminuzione degli acquisti europei di petrolio russo sarà o meno danneggiata dalla pratica di aggirare le sanzioni portata avanti da alcuni vettori, cosa che potrebbe alla fine tradursi in un guadagno netto per Mosca, sia sul numero di barili esportati che di profitti.


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