Politica

Radiografia della manovra Meloni. Ecco cosa funziona davvero

di Cristiana Flaminio -


Il premier: “Superbonus 110%? Reddito di cittadinanza per ricchi”

Il tema centrale è rappresentato dalle bollette ma il dibattito politico ha subito orientato altrove il cuore della discussione tra le forze presenti in parlamento. La destra azzanna: il Superbonus 110% è stato una sorta di Reddito di cittadinanza per ricchi che ha creato una voragine da 38 miliardi nelle casse dello Stato. Giorgia Meloni è una furia (contro il M5s) e ribatte, colpo su colpo al dibattito tutto sbilanciato sul Superbonus che – dopo l’intervento del governo – è passato da 110 a 90%. Per Giorgia Meloni, la misura simbolo, insieme al reddito di cittadinanza, delle politiche di governo M5s, non ha fatto altro che “deresponsabilizzare il Paese” provocando una voragine, anzi “un buco” da 38 miliardi di euro. Insomma, una sorta di Rdc per ricchi. Almeno secondo la premier per la quale “il beneficio è andato prevalentemente a favore dei redditi medio-alti” e ha provocato, oltre a una deresponsabilizzazione del Paese anche una “distorsione sul mercato” che si sarebbe riverberata sul “costo dei materiali”. Perciò la presidente del consiglio ha rivendicato la decisione di voler intervenire “per correggere alcune di queste distorsioni”, pur mantenendo il regime del 110% “per quei condomini che hanno già deliberato a oggi l’intervento e presentano entro il 25 novembre la comunicazione di inizio lavori”. Secondo Meloni, che pure ha ritenuto meritoria la ratio e le finalità alla base dell’intervento “per rimettere in moto l’economia dopo la pandemia”, con il nuovo modello “abbiamo deciso di riaprire alle unifamiliari a patto che si tratti di prima casa e di redditi medio bassi”. Un’altra stoccata, Meloni, l’ha riservata ai Cinque Stelle: “Segnalo a chi ha fatto la campagna elettorale dicendo che con questo strumento si poteva gratuitamente ristrutturare casa, che questo pesa sulle casse dello Stato per circa 60 miliardi di euro, con un buco di circa 38 miliardi. È un concetto di gratuità un po’ bizzarro”, ha concluso la premier.
Che poi ha difeso la scelta di innalzare a cinquemila euro il tetto per i pagamenti in contante: “Lo avevamo nel programma, in Europa c’è un dibattito su questo tema e la grande discussione è che nelle diverse nazioni europee ci sono misure molto diverse tra loro e questo crea una disparità. L’Europa si pone questo problema. La commissione è sui 10mila euro e il Parlamento Ue a 5mila. Noi abbiamo scelto 5mila euro perché quella è anche la media del tetto nelle nazioni europee”.
Ma il cuore del decreto Aiuti quater è nelle misure assunte dal governo per contrastare il caro energetico. Questa è stata la ragione principale che ha convinto l’esecutivo a mettere mano alle politiche di bilancio. Giorgia Meloni lo ha rivendicato e ha illustrato gli interventi, a grandi linee, che saranno messi a disposizione di famiglie e, soprattutto, delle imprese italiane. Le bollette si potranno pagare in trentasei mesi e, inoltre, le aziende potranno accedere alla proroga del credito di imposta fissato nel 30%. Aliquota che invece sale a 40% per gli impianti produttivi più energivori. Meloni ha illustrato i provvedimenti e ha spiegato: “Ci sono aiuti alle imprese per il caro bollette che riguardano la proroga del credito d’imposta. Per i consumi d’energia fino al 31 marzo 2023 consentiamo una rateizzazione sulla parte dell’aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente per un minimo di dodici e un massimo di trentasei coperta – ha spiegato la premier – fino al 90% da garanzia statale per il tramite di Sace”. Sul tavolo ballano 9,1 miliardi di euro. Per la premier non si tratta che di un antipasto che dovrebbe bastare fino alla fine dell’anno.

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