Primo Piano

RAGNATELA MELONI

di Rita Cavallaro -


“Giorgia è una donna forte che può tenere compatto il suo governo”. Parole risolute e qualche battuta su un’ottima vodka ucraina da mandare a Silvio Berlusconi per rafforzare i rapporti con l’Ucraina. È con questo spirito che oggi il presidente Volodymyr Zelensky accoglierà a Kiev la premier Giorgia Meloni, in una visita tanto attesa che, di fatto, ricompatta il fronte governativo sull’appoggio alla causa ucraina, a poche ore dall’anniversario dell’invasione russa del paese. Un vertice che si svolge all’indomani del viaggio del presidente Usa Joe Biden, atterrato ieri nella capitale per staccare un altro assegno a Zelensky per la fornitura di nuove armi. E l’Italia, seppur il ministro degli Esteri Antonio Tajani abbia detto che il governo non ne ha discusso, sarebbe pronta a fare la sua parte con l’invio, nei prossimi mesi, di cinque caccia militari, tra Tornado e Amx, ma a patto di non essere i primi in Europa, perché se il fronte atlantico è unito sulla carta, tale deve risultare sul piano operativo, sia per una questione di opportunità politica e anche per trasmettere un’immagine di compattezza su quello che, per l’Unione, è un punto fondamentale: la lotta a chi minaccia le democrazie occidentali. Insomma, la posizione atlantica del governo Meloni non è in discussione, nonostante la consapevolezza nell’esecutivo dei dubbi di buona parte degli italiani sulla prosecuzione del conflitto e sull’appoggio incondizionato alla guerra contro Vladimir Putin, alimentati da una crisi economica che spinge l’opinione pubblica a guardare più alla politica interna e, perfino, dalle posizioni filoputiniane dei due soci di maggioranzao. Perché sebbene perse nel tempo, la maglietta di Matteo Salvini con la faccia dello zar e l’amicizia ancora esistente tra Berlusconi e Putin hanno comunque avuto un effetto sui cittadini, che a un anno dallo scoppio del conflitto chiedono più impegno per arrivare a un trattato di pace tra i due avversari e meno interventismo nell’invio delle armi a Zelensky. E la premier Meloni, con la visita di oggi, doserà le preoccupazioni del Paese in una strategia tesa a non discostarsi minimamente dal patto atlantico, perché l’Italia resta “al fianco della Nato e degli Stati Uniti”, ma volta a non occupare la prima linea nell’offensiva. Insomma, la parola d’ordine è non fare il primo passo, ma se l’Occidente prenderà ulteriori provvedimenti l’Italia ci sarà. “Con il sostegno finanziario, militare e umanitario”, ha garantito Meloni durante la visita al primo ministro polacco Mateusz Morawiecki. “L’Ucraina può contare sull’Italia”, ha aggiunto. L’incontro con il presidente ucraino rappresenta, inoltre, un’opportunità. La mossa di Giorgia è stringere i rapporti con Kiev ai fini di inserirsi nella fase della ricostruzione post bellica, che potrebbe rappresentare un volano economico per il nostro Paese, tra i più colpiti dalle conseguenze delle sanzioni alla Russia. Una corsa agli affari a cui puntano in molti. Ed è su questo piano che si spiega il “nervosismo” della premier quando, in occasione del Consiglio d’Europa, aveva criticato il comportamento del capo dell’Eliseo Emmanuel Macron, il quale avrebbe ospitato a cena sia il presidente ucraino che il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Per ripristinare gli equilibri, la premier avrebbe intenzione di proporre a Zelensky una conferenza internazionale per la ricostruzione dell’Ucraina da ospitare in Italia. Una richiesta che Kiev potrebbe sposare di buon grado, per mettere una pietra tombale sulle ambiguità del nostro Paese, alimentate dagli esercizi di stile di Berlusconi e Salvini, e per annichilire la propaganda del Cremlino, che nell’intensa campagna di disinformazione si rafforza anche grazie alle tensioni attorno all’appoggio incondizionato. Lo stesso Zelensky ha lavorato, fin dallo scoppio della guerra, per arginare le versioni di Mosca, tese a screditare la politica dell’aggredito. “Ecco il motivo per cui io di persona dal primo giorno dell’invasione ho creato un sistema di comunicazione continua per fornire la vera versione dei fatti”, ha dichiarato il presidente ucraino in un’intervista al Corriere della Sera, a Repubblica e al Sole 24 Ore. Ai colleghi ricevuti nell’ufficio presidenziale, ha detto: “Con Giorgia Meloni ci siamo appena visti a Bruxelles e sono felice di accoglierla in Ucraina. L’attendevamo da tempo a Kiev. Sin dall’inizio della guerra l’Italia del governo di Mario Draghi aveva scelto di sostenerci, un passo importante con un ruolo decisivo del vostro Paese per accettare l’Ucraina quale pieno membro dell’Unione Europea. E oggi la cosa procede bene. Infatti, con Giorgia avevo avuto alcune lunghe telefonate molto cordiali subito dopo la sua nomina a premier e avevo notato che si muoveva nel senso della continuità”. E ha aggiunto: “Noi riteniamo che sia centrale mantenere il sostegno italiano per garantire quello degli altri Paesi e ciò vale anche per la compattezza dell’Europa, dove l’Italia ha un ruolo trainante in campo economico, sociale e politico. Sono comunque fiducioso: Giorgia è una donna forte che può tenere compatto il suo governo”. Una donna forte sulla quale Zelensky sta puntando il tutto per tutto, perché sa che se l’Italia dovesse cambiare rotta, sarebbe difficile continuare a combattere per la libertà.


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