Ragnedda tenta il suicidio in carcere
Ha tentato di impiccarsi nella sua cella Emanuele Ragnedda, il re del vino reo confesso dell’omicidio di Cinzia Pinna. A soccorrerlo nella notte tra lunedì e martedì, gli agenti della polizia penitenziaria del carcere di Bancali a Sassari, allarmati da un altro detenuto che ha lanciato l’allarme. Il 41enne è stato trovato seduto a terra con alcune escoriazioni al collo. Sebbene le sue condizioni non fossero apparse gravi, Ragnedda è stato trasferito immediatamente nell’ospedale Santissima Annunziata e poi ricoverato nella struttura del servizio psichiatrico di diagnosi e cura della Asl, specializzato nel trattamento di pazienti critici da stabilizzare. “Probabilmente c’era da aspettarselo”,, ha detto ieri il suo avvocato Luca Montella, dopo aver fatto visita al suo assistito. Ragnedda, d’altronde, sta avanzando nel percorso di consapevolezza che lo ha spinto a confessare, dopo un paio di settimana, l’omicidio di di Cinzia Pinna, la 33enne di Castelsardo svanita nel nulla la notte dell’11 settembre scorso e trovata cadavere il 24 settembre, quando l’imprenditore del vino è crollato durante l’interrogatorio davanti ai pm di Tempio Pausania, dopo una giornata movimentata in cui, durante una sorta di fuga con il motoscafo dal porto di Cannigione a Baja Sardinia finita contro gli scogli, ha ammesso di aver abbordato lui quella sera Cinzia, uscita dal locale di Palau in condizioni alterate. Ragnedda e la vittima sarebbero andati nella sua tenuta Concaentosa tra Palau e Arzachena, dove il 41enne avrebbe consumato cocaina. Al culmine della serata ci sarebbe stato un litigio, secondo il racconto dell’uomo, il quale sostiene che Cinzia l’avrebbe aggredito con un coltello da cucina e a quel punto lui le avrebbe sparato. Una ricostruzione che non convince i carabinieri del Reparto operativo di Sassari, i quali attendono la relazione del Ris di Cagliari e la consulenza autoptica per chiarire i contorni del delitto. Non solo: gli inquirenti stanno vagliando le posizioni degli altri due indagati. Quella di Rosamaria Elvo, compagna dell’imprenditore che ora è accusata di favoreggiamento nel femminicidio, perché secondo gli investigatori avrebbe aiutato il 41enne a nascondere le tracce del delitto. La donna, infatti, sarebbe andata con il compagno a comprare un divano nuovo per sostituire quello sulla scena, dove il Reparto investigazioni scientifiche dell’Arma ha trovato diverse macchie di sangue. Mentre è iscritto nel registro degli indagati per l’occultamento del cadavere il giardiniere 26enne lombardo, Luca Franciosi, che potrebbe aver aiutato Ragnedda a disfarsi del corpo di Cinzia. L’ipotesi che in queste ore si va rafforzando è che il 41enne avrebbe avuto l’intenzione di provare a liberarsi del cadavere gettandolo in mare dalla scogliera di Capo Ferro, ma poi l’idea non si sarebbe concretizzata per la difficoltà di trasportare per un lungo tragitto il corpo senza vita della vittima, che a quel punto è stato abbandonato tra i cespugli della tenuta. Nelle prossime ore, i Ris torneranno nella proprietà per eseguire ulteriori rilievi scientifici, alla ricerca di tracce biologiche e impronte utili a chiarire la precisa dinamica dell’aggressione mortale e ad accertare se l’imprenditore abbia agito da solo o ci fossero altre persone nel momento del delitto. Nell’auto dell’uomo, inoltre, sono stati trovati oggetti della vittima, che confermano che Cinzia, quella sera, sia salita proprio nella macchina di Ragnedda, il quale l’avrebbe intercettata mentre la ragazza percorreva la strada che porta all’hotel dove alloggiava.
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