Esteri

Rapporti sempre più tesi tra Cina e Australia. Oggi la “sfida” delle due missioni diplomatiche nel Pacifico

Il ministro degli Esteri cinese è arrivato nelle Isole Salomone, è la prima visita ufficiale dopo la firma del patto di sicurezza due mesi fa. L’Australia risponde incontrando il primo ministro delle Figi

di Davide Romano -


Continua la sfida nel Pacifico tra Cina e Australia. Oggi è previsto un vero e proprio “botta e risposta” diplomatico, con due missioni incrociate praticamente in contemporanea. Da una parte il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, atterrato oggi nelle Isole Salomone per la prima tappa di un lungo viaggio che toccherà otto stati insulari nel Pacifico. Dall’altra il neoministro degli Esteri di Canberra, Penny Wong, che in risposta all’attivismo cinese ha in programma un incontro con il primo ministro e il ministro degli Esteri delle Figi, subito dopo la trasferta in Giappone per il Quad (l’alleanza che comprende anche Usa e India con l’obiettivo di contenere Pechino). Il ministro degli Esteri della Cina è accompagnato da una delegazione di una ventina di persone e tra gli incontri previsti nelle Isole Salomone c’è quello con il suo omologo Jeremiah Manele. La cooperazione tra Pechino e Honiara ha suscitato la preoccupazione di Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda, che ritengono possibile l’installazione da parte della Cina di una base militare nell’arcipelago.

Un’ipotesi smentita da Pechino, che però non nasconde l’intenzione di aumentare la propria influenza nella regione. Dopo le Isole Salomone il ministro degli Esteri cinese visiterà infatti nell’ordine Kiribati, Samoa, Figi, Tonga, Vanuatu, Papua Nuova Guinea e Timor Est. Il viaggio di Wang Yi si concluderà il 4 giugno, mentre proprio nelle Figi si terrà la seconda riunione dei ministri degli Esteri di Cina e Stati Insulari del Pacifico (la prima risale allo scorso ottobre). Secondo alcune indiscrezioni la Cina è pronta a concludere accordi simili a quello raggiunto con le Isole Salomone anche con altri Paesi, su temi che spaziano dalla pesca alla sicurezza. Le mosse di Pechino preoccupano in primis l’Australia, che dista meno di 2.000 chilometri dalle Salomone. Il nuovo primo ministro australiano, Anthony Albanese lo ha detto chiaramente: “Dobbiamo rispondere a questo perché la Cina cerca di aumentare la sua influenza in una regione del mondo in cui l’Australia è stata il partner di sicurezza di elezione dalla Seconda guerra mondiale”.

La sfida diplomatica di questi giorni tra Cina e Australia si inserisce in un quadro di sempre maggiore tensione. Poco più di un mese fa il ministero della Difesa di Canberra aveva annunciato lo sconfinamento di una unità navale cinese “con capacità di intelligence”. L’imbarcazione era stata avvistata al largo delle coste occidentali australiane, entrando di fatto nella zona economica di Canberra. Una condotta giudicata dalle autorità australiane “aggressiva, in particolare perché la nave è andata così a sud”. Non era la prima volta che la nave spia cinese, denominata Haiwangxing, si avvicinava così tanto alle coste australiane. Era accaduto anche lo scorso anno, sempre con l’intenzione, da parte dell’unità navale cinese, di raccogliere informazioni proprio lungo la costa. Fatti che dimostrano come nel Pacifico sia in corso una vera e propria guerra diplomatica fatta di mosse e contromosse.


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