Politica

Referendum, la sinistra annusa il flop e si scaglia contro il governo

di Giuseppe Ariola -


Che i referendum previsti tra poco più di un mese possano riuscire a ottenere il quorum necessario a renderli validi appare decisamente difficile. Gli stessi promotori sembrano esserne ben consapevoli e stanno già mettendo le mani avanti. Dinanzi al timore di un flop che renderebbe nulli i referendum, quei partiti e sindacati che si sono spesi per la loro celebrazione stanno infatti puntando il dito contro le forze di maggioranza che invitano i cittadini all’astensione. Se da un lato è ovvio che chi si attiva per una campagna referendaria punti a incassare il risultato, quel che appare più difficile da comprendere è perché si scagli contro chi invece la pensa diversamente e si avvale di uno strumento come il non voto per far fallire l’appuntamento. Eppure, gli affondi di alcuni partiti di opposizione e del leader della Cgil, Maurizio Landini, arrivano fino a definire la legittima strategia dei partiti di Giorgia Meloni e Antonio Tajani come “pericolosa” paventando addirittura un “attacco alla democrazia”. E non manca chi tira in ballo il grave livello di astensionismo che negli ultimi appuntamenti elettorali ha toccato punte effettivamente preoccupanti. Le due cose, però, non stanno insieme, sia perché referendum ed elezioni non sono la stessa cosa, pur richiedendo entrambi che il cittadino si esprima attraverso un voto, sia perché i primi necessitano della partecipazione della metà degli aventi diritto più uno per essere validi, mentre le seconde no. La disaffezione alla politica che si manifesta attraverso l’astensione è certamente un fenomeno allarmante, perché a prescindere dalla percentuale di elettori che si reca alle urne si determina comunque un risultato. Senza il raggiungimento del quorum, invece, i referendum semplicemente non saranno validi, come se non si fossero mai celebrati. Una differenza sostanziale dalla quale risulta evidente tutta la strumentalità di chi attribuisce preventivamente agli avversari politici la responsabilità di un più che probabile insuccesso. Un vizio antico e ben radicato in certa cultura politica italiana, come conferma chi non perde l’occasione per tirare in ballo il celebre “andate al mare” pronunciato nel 1991 da Bettino Craxi per invitare gli elettori a non partecipare al referendum per ridurre le preferenze in occasione dell’elezione dei componenti della Camera dei deputati. Probabilmente chi fa un simile paragone non ha ben chiaro che, mentre Craxi all’epoca perse quella sfida, questa volta l’esito sarà quasi certamente differente.


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