Politica

Il Veneto del post Zaia. Intervista a Flavio Tosi

di Giuseppe Ariola -


In vista delle prossime regionali, nel Veneto del post Zaia la situazione appare particolarmente complessa per il centrodestra e nel braccio di ferro tra Fratelli d’Italia e Lega si è inserita Forza Italia che ha lanciato la candidatura di Flavio Tosi, già sindaco di Verona dal 2007 la 2017 e oggi europarlamentare azzurro, che L’identità ha intervistato.

Dopo il caos sul terzo mandato che di fatto ha sbarrato la strada a Zaia, Antonio Tajani ha proposto il suo nome come candidato governatore in Veneto. È un’ipotesi concreta?

“Assolutamente sì. Dopo di che, è chiaro che ci sarà un tavolo nazionale, dove i tre nostri leader del centrodestra dovranno trovare un equilibrio, e alle decisioni di questo tavolo ci rimettiamo. Decideranno loro il meglio per le sei regioni chiamate al voto”.

La lista che Zaia pare voglia fare per le regionali in Veneto potrebbe sostenere la sua candidatura?

“Anche le liste ulteriori rispetto a quelle di partito le decidono i tre leader della coalizione. Sia per la lista Zaia, sia per la lista del candidato governatore, la decisione spetta a loro. Per quanto riguarda la lista Zaia in particolare, sarebbe più semplice che la Lega inserisse il suo nome nel proprio simbolo, siccome ogni partito del proprio simbolo può farne quello che meglio crede, senza che nessuno possa discuterlo. Quindi, se la Lega inserisse il nome di Zaia nel simbolo per le regionali in Veneto, nessuno potrebbe eccepirlo. Questa mi pare la strada più semplice”.

Nelle regioni chiamate al voto nel prossimo autunno, al momento, Forza Italia non sembrerebbe esprimere dei candidati governatori. Non pensa che il suo nome potrebbe pareggiare un po’ i conti e anche gli equilibri all’interno della coalizione?

“Questo è un punto che discuteranno i tre leader. Ovvio che Fratelli d’Italia non potrà esprimere sei candidati su sei. Altrettanto ovvio è che farà la parte del leone, però qualche candidato lo avranno anche la Lega e Forza Italia. Vediamo se avremo la fortuna che il Veneto tocchi a noi. È un equilibrio nazionale, sarà all’interno di questo che sarà trovata o meno questa possibilità per il Veneto. Aspettiamo, bisogna essere pazienti, sereni e pazienti.”.

Sarebbe però un bel colpo, sia per quello che rappresenta il Veneto nel tessuto economico del paese in generale, sia perché Forza Italia riconquisterebbe un po’ di terreno anche al nord.

“Alle ultime elezioni europee, i due collegi dove Forza Italia – che comunque è cresciuta dappertutto – ha fatto meglio in assoluto, sia termini percentuali che per numero di voti assoluti, sono le isole e il nord est. Quindi nel mio collegio e nella mia regione in particolare, Forza Italia è aumentata fortemente alle ultime europee”.

Lei è stato un sindaco molto apprezzato, stravotato, per due volte. Cosa ne pensa del limite dei due mandati?

“La mia idea personale? Io mi battei per il terzo mandato dei sindaci. Non posso essere incoerente con me stesso. Da sindaco uscente al secondo mandato chiesi che venisse concesso il terzo mandato. Lo dico perché non mi piace essere incoerente, non lo sono. Dopodiché ci sono due questioni. Una che vede il partito stabilire se sostenere due mandati anziché tre. Tutti i partiti di centrodestra hanno stabilito che i sindaci dei comuni fino a 15.000 abitanti possono fare tre mandati e non di più. E quindi io mi attengo alla posizione decisa dai leader della coalizione. La seconda questione che, secondo me, è più importante perché è quella strategica è che Veneto, dove si dibatte di più del terzo mandato, è la regione dove il centrodestra vince sempre. Alle regionali in Veneto il centrodestra, se è unito, vince. Quindi è la regione dove il terzo mandato è meno indispensabile. Allo stato, detto francamente, se noi concedessimo il terzo mandato rischieremmo di agevolare i governatori uscenti di Puglia e Campania. Perché mentre la Toscana è difficilmente contendibile, così dicono i sondaggi, la Puglia e la Campania sono due regioni giocabili. E quindi concedere il terzo mandato ai governatori uscenti di due regioni contendibili e governate dalla sinistra strategicamente non conviene”.

Come valuta le dichiarazioni di Pier Silvio Berlusconi che lascia intravedere un quadro un po’ chiaroscuro per quanto riguarda Forza Italia? È possibile cambiare qualcosa, fare meglio e di più?

“Pier Silvio fa parte della famiglia Berlusconi che è Forza Italia. Il nome Berlusconi fa Forza Italia. Quindi, è ovvio che le sue parole vanno ascoltate molto attentamente e rispettate. Però penso anche che Antonio Tajani stia facendo quello che propone Pier Silvio Berlusconi. A ben vedere, i giovani di Forza Italia pesano sempre di più. Il responsabile nazionale uscente siede in Parlamento e chi lo ha sostituito è una figura validissima. C’è stato un periodo, e questo è vero, ma prima di Tajani, durante il quale si è registrato po’ di rilassamento rispetto alle dinamiche di questo momento. Adesso però Tajani sta cercando di costruire la classe dirigente del partito, anche se è ovvio che questo non si può fare dalla sera alla mattina”.


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