Politica

Regioni autonome, i partiti litigano e l’Italia si spacca

di Giovanni Vasso -


Dietro la coltre di slogan, indiscrezioni, tweet incrociati, accuse e veleni, in questa campagna elettorale post-ferragostana fa (finalmente) capolino un tema che, nei prossimi mesi, sarà al centro del dibattito istituzionale del Paese. Si tratta dell’autonomia differenziata, ossia della possibilità di attribuire alle Regioni a statuto ordinario la potestà legislativa su materie che ora sono di competenza esclusiva dello Stato. La vicenda, però, è molto più semplice (e forse banale) di quanto appaia e va a finire su un argomento delicatissimo: i denari. In pratica, le Regioni sperano di poter incidere e decidere del trasferimento delle risorse finanziarie, cioé trattenere nelle loro casse il gettito fiscale dei cittadini e delle imprese residenti.
Non è un caso se tale proposta è e rimane un cavallo di battaglia della Lega. Nei giorni scorsi è stato il governatore del Friuli Massimiliano Fedriga che al Corriere della Sera ha ribadito che l’autonomia differenziata è una priorità del programma elettorale e si è augurato la più ampia convergenza possibile, auspicando un impegno in tal senso anche del Partito democratico. Che, però, sul tema è diviso. Il più morbido, tra i dem, è il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini che, peraltro, è in predicato di diventare il prossimo segretario del Partito democratico.
Ma al Sud, si va all’attacco. Il deputato Piero De Luca, figlio del governatore della Campania Vincenzo che già a giugno aveva definito “una prospettiva di suicidio per il Sud” la proposta avanzata da Salvini, ha accusato la Lega di “nascondere propositi secessionisti” mentre “noi vogliamo un’autonomia che non spacchi il Paese”. Ferocemente contrario all’ipotesi è il M5s. Il presidente della Camera Roberto Fico, alla presentazione delle liste a Napoli, ha tuonato: “Siamo fermamente contrari all’autonomia differenziata così come la vuole qualcuno, perché dà sempre a chi più ha di più e toglie a chi ha di meno. Questa autonomia non fa bene né al Nord né al Sud, non l’accetteremo mai”. Su posizioni simili l’ex gran guiscardo M5s, Luigi Di Maio, che nel suo attacco ha riassunto gli argomenti dominanti della campagna elettorale dei partiti alternativi al centrodestra nel Mezzogiorno: “Quello che vuole fare Salvini è riaprire il Pnrr per togliere i soldi al Sud e fare l’autonomia differenziata per prosciugare le risorse delle Regioni del Centro Sud”.
Gelmini, che da poco ha trovato casa nel Terzo Polo di Renzi e Calenda, accusa di doppiezza gli ex alleati oggi rivali: “Se la destra non avesse mandato a casa il governo Draghi, oggi la legge quadro sarebbe all’esame del Parlamento. Spiace vedere che il lavoro fatto in questi mesi venga buttato al macero. Anche Salvini sa che con Fdi l’autonomia, di cui parla per fini elettorali non si farà mai”.
In casa centrodestra, sono note le diversità di vedute tra Fdi e la Lega sul tema. Silvio Berlusconi fa il paciere e intervistato da Radio Norba ha spiegato: “L’autonomia differenziata è una conquista ma non deve penalizzare le Regioni più deboli. Non possono esservi discriminazioni a seconda della provenienza, i livelli essenziali di prestazione devono essere garantiti a tutti”. Chi è profondamente contrario è Adriano Giannola, presidente dello Svimez, che da Bari ha bollato l’autonomia differenziata come “un esercizio di fantasia”, e ha affermato: “Sono richieste surreali, già realizzate, già fallite, è un modo diverso per rimettere sempre al centro il tema dell’autonomia, che è una delle grandi illusioni del Nord, che dovrebbe invece riflettere sul suo declino, che è più rapido di quello del Sud negli ultimi anni”.
Contraria, inoltre anche la Cei. Da Benevento l’arcivescovo Zuppi ha scomunicato il progetto: “Farà crescere le disuguaglianze”.


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