Attualità

Regno Unito contro maschio e femmina?

di Federico Cenci -


Il Servizio sanitario nazionale britannico propone una linea guida “gender equality” sul cancro alle ovaie, mentre il leader del Partito Laburista ritiene che il sesso è biologico, ma non per tutti

“Spade verranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”. L’affermazione pronunciata il secolo scorso da Gilbert K. Chesterton appare oggi come profetica. In Inghilterra, ovvero nella patria del celebre scrittore, si allarga il fronte di chi contesta non il colore delle foglie, ma addirittura l’anatomia umana. Maschio e femmina? Stereotipi sociali. Ormai va di moda l’indifferentismo sessuale.

Fin quando a propinare certe bizzarre tesi erano ristretti gruppi ideologizzati, la questione poteva essere ascritta all’ambito del mero folclore, ma adesso persino le autorità sanitarie sembrano aver aderito al funerale della Genesi biblica (“Maschio e femmina li creò”). È da qualche giorno che il Servizio sanitario nazionale britannico (Nhs) ha aggiornato sul proprio sito internet le pagine di orientamento sul cancro ovarico. La parola “donne” è stata rimossa al fine di risultare più “inclusivi”. La vecchia dicitura affermava che “il cancro ovarico, o cancro delle ovaie, è uno dei tipi di cancro più comuni nelle donne. Le ovaie sono una coppia di piccoli organi situati in basso nella pancia, sono collegati all’utero e immagazzinano la scorta di ovaie di una donna. Il cancro ovarico colpisce principalmente le donne che hanno superato la menopausa (di solito sopra i 50 anni), ma a volte può colpire le donne più giovani”. Il termine “donna” o “donne” compariva ben quattro volte. Evidentemente troppe, secondo gli esperti dell’Nhs. La guida aggiornata recita allora così: “Il cancro ovarico colpisce i due piccoli organi (ovaie) che immagazzinano le uova necessarie per fare bambini. Chiunque abbia le ovaie può ammalarsi di cancro alle ovaie, ma colpisce soprattutto le persone con più di 50 anni”. Una versione che lascia quasi intendere che le ovaie siano un accessorio unisex, che può appartenere indifferentemente a un uomo o a una donna. La ratio che ha portato alla modifica in questione è che esistono uomini transessuali – una minoranza – a cui è stato trapiantato un utero.

Tuttavia, come fa notare il sito web The Post Millennial, questo intento “inclusivo” dell’Nhs è ancora incompleto. Sempre sul sito ufficiale del Servizio sanitario britannico, infatti, è presente una guida con informazioni sul cancro alla prostata dove la parola “uomini” non è stata censurata, almeno per ora. “Il rischio aumenta con l’avanzare dell’età e la maggior parte dei casi viene diagnosticata in uomini di età superiore ai 50 anni”, si legge. E ancora, in un altro passaggio qualche chierico del politicamente corretto potrebbe ravvedere anche i sintomi del razzismo: “Il cancro alla prostata è più comune negli uomini di colore che negli uomini asiatici”. Del resto, a essere capziosi, una sorta di prostata appartiene anche alle donne e risponde al nome di “ghiandole di Skene”.

Ad ogni modo è lo stesso ministro della Salute britannico, Sajid Javid, a contestare questo nuovo vocabolario “inclusivo”. Intervenuto a SkyNews24, ha affermato che “il tuo sesso biologico è estremamente importante per assicurarti di ricevere il trattamento giusto, il miglior trattamento”. Pertanto, “è importante che quando si inviano messaggi sul cancro, vengano utilizzate parole come donne e uomini”. Di diverso avviso sembra però essere il leader del Partito laburista inglese, Keir Starmer, il quale in un intervento radiofonico è stato chiamato in causa sulla questione dell’accessibilità delle persone transessuale in bagni e spogliatoi pubblici. Secondo Starmer “per la stragrande maggioranza delle donne si tratta esclusivamente di biologia e, ovviamente”, esse “non hanno un pene”. Però, ha aggiunto, esiste “una piccola minoranza di individui nati di un genere nel quale oggi non si identificano”. Il tema Oltremanica è entrato anche in classe. Nel 2015 sono state fornite alle scuole le “Transgender Guidelines” che, tra le altre cose, promuovono i bagni neutri. Ebbene, diversi gruppi di genitori si sono mobilitati per arginare questo tentativo di indottrinamento: per citare Chesterton, esiste ancora chi è pronto a “sguainare le spade”.


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