Economia

Tutti gli affari dei clan, la relazione Dia 2024

di Giovanni Vasso -


Lo diceva, Giovanni Falcone. Segui il denaro. Ed è quello che la Dia, la direzione investigativa antimafia, continua a fare. Un lavoro duro, certosino. Ma che dà risultati, eccome. Ieri mattina è stata presentata la relazione al Parlamento 2024, per il primo e secondo trimestre dell’anno, sulle attività svolte dall’Antimafia su tutto il territorio nazionale. Il documento conferma che la criminalità organizzata, in Italia, preferisce fare affari. E sa come farli. Sa come intrufolarsi negli appalti pubblici. Sa come blandire i colletti bianchi per chiedere aiuto nel rapporto con le burocrazie. Sa che è inutile fare tanti soldi con i traffici illegali se poi quei capitali non vengono ripuliti e riversati nell’economia legale. Che i mafiosi abbiano tolto la coppola per indossare la cravatta è cosa nota. Il contrasto alla criminalità organizzata, quindi, passa soprattutto dalle contabilità, dal controllo e la protezione dell’economia. Alla Dia lo sanno fin troppo bene. Ed è per questo che nel 2023 è stato sottoscritto un accordo tecnico in attuazione di un protocollo d’intesa siglato tra Dia, Guardia di Finanza, Direzione nazionale Antimafia e antiterrorismo, Unità di informazione finanziaria per l’Italia per lo scambio di informazioni tra i database. Lo strumento, messo al servizio degli inquirenti, ha consentito stando ai dati riportati nella relazione Dia 2024 di analizzare oltre 150mila Sos, le segnalazioni inviate agli inquirenti, a carico di 1,6 milioni tra persone fisiche e società. Di queste, ben 50mila hanno destato l’interesse dei magistrati della Dnaa. Una su tre. Ma se è impressionante il dato numerico lo è ancora di più quello quantitativo. Nel mirino degli inquirenti, infatti, sono finite 1,3 milioni di transazioni finanziarie sospette di vario tipo per un ammontare di denaro che sfonda, complessivamente, i 49,2 miliardi di euro. Una somma enorme, pari a tre volte quella investita dal governo per il Ponte sullo Stretto. Sul quale, peraltro, la Dia promette di tenere la guardia altissima: “Siamo pronti a svolgere l’attività di prevenzione che sarà decisa dagli organi istituzionali, abbiamo già un background molto importante di esperienza, di capacità, di risorse”, ha spiegato il direttore Michele Carbone. Che ha aggiunto: “Per contrastare le mafie la sola azione penale non è però sufficiente”. Se segui il denaro e se sono i soldi l’obiettivo, occorre mettere a disposizione degli inquirenti nuovi strumenti: “Implementare la capacità del sistema di inibire le organizzazioni criminali, fondamentale è anche il ruolo della prevenzione, tanto giudiziaria, attraverso le misure di prevenzione personali e patrimoniali, quanto amministrativa, con il monitoraggio degli appalti pubblici e le interdittive antimafia prefettizie, nonché i presidi di prevenzione del riciclaggio, funzionali a sottrarre alle mafie le risorse che ne garantiscono la continuità”, ha detto Carbone. Che ha rivendicato come la Dia sia “in prima linea nella collaborazione con i Prefetti e la Struttura per la Prevenzione Antimafia del Ministero dell’Interno deputati al rilascio della documentazione antimafia, tanto più delicata e importante in questa fase storica caratterizzata dal dispiegamento di significative risorse pubbliche legate all’attuazione del Pnrr, alla celebrazione del Giubileo, allo svolgimento dei Giochi Olimpici e Paralimpici invernali di Milano Cortina 2026 nonché prossimamente con l’avvio dei lavori per la costruzione del Ponte sullo Stretto”. I controlli Dia, sui lavori pubblici, solo nel 2024 sono stati, come si legge nella relazione, 1.980 mentre gli approfondimenti legati alle singole persone fisiche a vario titolo coinvolte nelle aziende finite sotto la lente d’ingrandimento sono stati poco meno di 23mila, per la precisione 22.949. Gli accessi eseguiti dalla Dia, nel 2024, hanno interessato 200 cantieri e 4.364 persone fisiche, 1.157 imprese e 2.345 mezzi d’opera. Il numero dei provvedimenti interdittivi emanati nel 2024 (764) ha segnato un incremento del 13,19% rispetto al valore registrato nell’anno precedente (675). I grandi eventi, e i grandi appalti, ingolosiscono le mafie. Che diventano, come la ‘ndrangheta, sempre più sfuggenti, meno legate ai territori storici di appartenenza, proiettate al business. Non è un caso il fatto che il 76% delle interdittive legate alla ‘ndrangheta siano state applicate fuori dalla Calabria. Per far fruttare al meglio i soldi occorre affidarsi ai professionisti, ai colletti bianchi. Come fa la camorra che, per la Dia, ha sviluppato come si legge nella relazione “un’elevata capacità di permeare le amministrazioni locali, soprattutto mediante pratiche corruttive, e di infiltrare il sistema economico legale, con il coinvolgimento di imprenditori collusi e avvalendosi dell’expertise di professionisti conniventi o anche dei cosiddetti colletti bianchi, per riciclare gli enormi flussi di denaro di provenienza illecita con conseguenti alterazioni delle normali dinamiche del mercato legale”. Già, perché un’economia inquinata è un problema grosso, per tutti.


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