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Renzi Pigliatutto

di Edoardo Sirignano -


Il Terzo Polo non basta a Renzi. Il leader di Italia Viva vuole fare asso pigliatutto. Le ultime dichiarazioni rilasciate dall’ex premier, a Tagada, su La7, sono più di un semplice monito. “Enrico Letta le ha sbagliate tutte – afferma, rispondendo agli interrogativi della giornalista Tiziana Panella. Stravincerà Stefano Bonaccini. Se riesce a spuntarla la Schlein da noi viene più gente”. Non si tratta di un semplice endorsement. Il giglio intende mettere il cappello sulla corazzata che sostiene il governatore dell’Emilia. È sufficiente, d’altronde, scorrere l’elenco dei simpatizzanti del designato segretario per trovare uomini e donne con un passato alla Leopolda. Non è un caso che lo steso successore di Matteo a Palazzo Vecchio abbia subito sposato la causa. Dario Nardella, l’unico che poteva guastare la festa, senza discutere, fa un passo indietro per favorire il collega amministratore. Stesso discorso vale per Matteo Ricci, altro protagonista del Big Bang, il quale prima dice di avere le carte in regola per sfidare chiunque e poi si tira magicamente indietro. Nel tour dei 100 Comuni, non c’è neanche un compagno. Ci sono solo i rottamatori della prima ora, dagli ex ministri Graziano Delrio e Lorenzo Guerini fino ad Andrea Marcucci. Base Riformista, d’altronde, è il primo sponsor della campagna elettorale del viceré di Bologna. Tanti sono i “trombati” alle ultime politiche che vorrebbero sfruttare il cambio della guardia al Nazareno per tornare in auge e vendicarsi contro gli ha negato un seggio a Montecitirio. Monica Cirinnà, Emanuele Fiano e Luca Lotti ne sanno qualcosa. L’unico infiltrato in questo mondo potrebbe essere il solo Matteo Orfini, che avendo un po’ di fiuto politico, vorrebbe piazzarsi prima degli altri sul carro del vincitore. Ciò, però, non cambia la sostanza della creatura scelta per il dopo Letta. Basta osservare il linguaggio del designato per trovare tante similitudini con la semiotica utilizzata nella corte presieduta da Maria Elena Boschi. Stefano non parla come il docente parigino che dovrebbe succedere, ma utilizza piuttosto quelle parole, definite da qualcuno “magiche”, che consentirono all’ex premier di battere Bersani. Stesso discorso vale per le bordate, indirizzate principalmente verso i gialli e non verso un Terzo Polo, con cui dopo febbraio sarà avviato più di un semplice ragionamento.

Il monito di Dario e la paura rossa

Tanti sono, pertanto, coloro che temono come la vittoria di Bonaccini potrebbe tradursi in un ritorno al passato. La paura regna tra chi teme Renzi e la sua vendetta. Lo sa bene quel furbone di Dario Franceschini, che sin da subito, sposa la causa Schlein. Area Dem vuole mantenere, a tutti i costi, la corona del “centro”. Ecco perché vengono arruolati i migliori generali per sostenere la creatura più debole che la sinistra potesse scegliere. I progressisti, intanto, non sono convinti di una facile vittoria. Occorrono aiuti esterni. Non si può escludere neanche un accordo col diavolo campano dei lanciafiamme pur di frenare la scalata del governatore dell’Emilia. Le sardine di Mattia Santori, i pochi Lgbt rimasti, gli ambientalisti della giornata non sono sufficienti per scalare le gerarchie della setta dem. Servono strateghi raffinati e generali di un certo peso. L’ultimo professionista a essere contattato dalla nuova ditta si chiama Francesco Boccia. Quest’ultimo, qualora avesse pensato solo un secondo di correre per il Nazareno, avrebbe fatto saltare il banco. A dirlo, d’altronde, sono gli stessi sondaggi. A schierarsi verso la piccola Elly è tutto quel mondo che vorrebbe chiudere, in brevi tempi, l’accordo con i 5 Stelle di Conte. Tornare a cantare Bella Ciao è l’unica strada per uscire dal baratro. Un partito stile Macron non deve essere neanche pensato.

L’ambiguo silenzio

Nell’inferno dem moda diffusa, però, è quella degli ignavi, ovvero quegli Angeli che non si schierarono né con Dio, né con Lucifero. In questo caso, stiamo parlando di coloro che comunque vada intendono salire sul carro del vincitore. Il re di coloro, che secondo Dante non sono degni di essere guardati a lungo, è il segretario Enrico Letta. Quest’ultimo sa che Bonaccini è in vantaggio, ma teme un nuovo “stai sereno”. Ecco perché serve una guerra sottotraccia. Fermate le velleità di Debora Serracchiani, altro nome, che secondo le ultime statistiche, l’avrebbe spuntata, bisogna dare a Franceschini le tessere dell’ultima ora. Solo così si batte il padrone delle sezioni. Una strategia, d’altronde, indicata dallo stratega degli strateghi. Stiamo parlando di Goffredo Bettini, quell’omone che una volta parlava sugli sgabelli delle osterie romane. Il nostro, anche nell’ultima presentazione del suo ultimo testo, non rinuncia a sottolineare come il “Pd è crollato da quando ha lasciato Conte”. Una strategia applicata alla lettera dall’uscente dominus del Lazio Nicola Zingaretti, il quale tutto vuole tranne che una riscossa del giglio. Il piano ovviamente deve essere realizzato nel massimo silenzio o come dice qualcuno in punta di piedi. A proposito di piccoli passi, l’esperto numero uno di tentennamenti è Andrea Orlando. L’ex ministro al Lavoro, pur predicando da anni la svolta rossa, non vuole cadere nel pozzo insieme all’ultima sardina, soprattutto se intorno a lei ci sono gli squali delle Coop o peggio ancora il predatore per eccellenza dei mari dem, il fiorentino Matteo.

Il pesce fuor d’acqua

Altra pesciolina solitaria a rischiare la vita è la povera Paola De Micheli. Quest’ultima, pur essendo stata la prima a sciogliere le riserve, rischia di essere fagocitata dai grandi prima di iniziare la partita. Troppa innocenza per essere realtà. Più di qualcuno pensa che sia l’ennesimo piano del cammelliere di turno, considerando che siamo in periodo di mondiali in Qatar, per vendersi i propri animali al mercante di turno.

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