A che punto è arrivata l’Italia, nel campo delle infrastrutture per la mobilità elettrica? Apparentemente diradate le polemiche che danno il nostro Paese in ritardo, arriva il rapporto di Motus-E a segnalare una crescita record delle colonnine di ricarica ad uso pubblico, una rete che fa meglio di quelle di Francia, Germania e Regno Unito. Dalla piattaforma di dialogo tra gli attori della filiera dell’e-mobility arrivano numeri confortanti. Nel 2022 sono stati installati 10.748 punti di ricarica a uso pubblico, di cui il 27% ad alta potenza (+ 41%). L’accelerazione ha bruciato ogni statistica nell’ultimo trimestre, con 3.996 punti messi a terra. E’ il miglior risultato mai registrato in Italia. Ora, sono diventati 36.772 punti di ricarica.
Nel complesso, cresce il peso delle infrastrutture ad alta potenza sul totale: raddoppiati i punti in corrente continua DC, triplicati i punti ultraveloci con potenza oltre i 150 kW. Aumentano i punti di ricarica in autostrada (496) che potrebbero essere molti di più se fossero stati pubblicati i bandi per consentire agli operatori l’installazione massiva delle colonnine. Lo Stivale è “elettrico” di più al Nord, con il 58% delle colonnine. Lo seguono il Centro con il 22% e il Sud e le Isole con il 20%. La Lombardia è la regione più virtuosa, con il 16% dei punti di ricarica italiani. Roma è capitale delle colonnine tra le città metropolitane (2.751 punti).
In rapporto agli abitanti, l’area più marcata dalle colonnine è quella della provincia di Venezia.
Ma ciò che è importante, rispetto a tanti scandalismi del passato, è che nell’86% del territorio nazionale è presente almeno un punto di ricarica in un raggio di 10 km. Il rapporto di Motus-E, come era prevedibile, richiama a maggiori sforzi da fare al Sud e, in generale, per un miglioramento dei processi autorizzativi ancora troppo lunghi e articolati: è uno scandalo, questo sì, che oggi il 19% delle infrastrutture installate sia inutilizzabile perché non è stato possibile realizzare il collegamento alla rete da parte dei distributori di energia o per motivi burocratici.
I risultati migliori di quelli della Francia, della Germania e del Regno Unito si fermano per l’e-mobility al numero delle colonnine installate. Perché in questi Paesi le immatricolazioni delle auto elettriche sono aumentate (+25,3%, +32,3%, +40,1%). L’Italia, invece, mel 2022 ha fatto il passo del gambero, con un -27,1%. Mentre una instant survey di Areté di queste ore rivela che 1 italiano su 5 sarebbe disposto a comprare un’auto alla spina solo a patto che costi meno di 30mila euro.
Prezzi delle auto elettriche a parte, Motus-E segnala la necessità di “non sprecare gli oltre 700 milioni di euro del PNRR destinati all’installazione di più di 21mila stazioni di ricarica ad alta potenza – dice il segretario Francesco Naso -. Allo stato, per come è impostata la normativa, c’è infatti il rischio di non riuscire a impiegare le ingenti risorse messe a disposizione dall’Europa, almeno nel primo bando che senza interventi scadrà a maggio, ma non è ancora stato aperto”.