Cultura & Spettacolo

Riccardo Stopponi: “Un Paese che sa di salsedine”

di Nicola Santini -


Sarà presentato oggi alle ore 15:00, presso la Sala Fellini del cinema Fulgor di Rimini, il documentario “Salsedine”, diretto dal regista Riccardo Stopponi. Il film, prodotto dalla Twister Film, è stato realizzato nell’ambito del progetto di cooperazione “Patrimonio Culturale della pesca a supporto della candidatura della pesca alla Lista rappresentativa del Patrimonio culturale immateriale UNESCO”.
“Che dire, questa piccola, grande creatura è nata quasi per scherzo in una delle tante chiaccherate con Giovanni Amico (CEO e produttore della TwisterFilm, ndr) e in meno che ce ne accorgessimo è diventata subito realtà” ha dichiarato Stopponi, aggiungendo: “È stato un lungo, bellissimo (e stancante) viaggio, dove ho avuto l’opportunità di osservare posti magnifici e conoscere persone straordinarie. Non mi resta solo che ringraziare tutti, dal fedele compagno di penna Lorenzo Trane che non ha esitato un momento a buttarsi a capofitto nel progetto a Luca Scassa, che in brevissimo tempo è diventata la mia spalla in questa avventura. E ovviamente ringrazio tutta la twisterfilm che oltre ad avermi dato la possibilità di realizzare questo progetto che ha messo tutto il cuore per organizzarlo. E ovviamente grazie a tutta la squadra che in quelle tre settimane ha dato l’anima”. In vista della presentazione ufficiale di “Salsedine”, il ventinovenne regista originario di Terracina si racconta a L’Identità.
Riccardo, come nasce il documentario “Salsedine”?
Salsedine nasce da un un progetto ancora più grande: quello di presentare l’iter per la candidatura della Pesca come bene immateriale dell’UNESCO. Quando Giovanni Amico, produttore di Twister, mi ha proposto di girare questo documentario ho accettato subito, anche perchè vengo da una famiglia di pescatori e quindi è come parlare di qualcosa a cui “appartengo”. Insieme a Lorenzo Trane, co-autore del documentario, abbiamo deciso di raccontare il lato umano di questo mestiere, concentrandoci su storie e su persone che hanno dedicato la loro vita al mare.
Quali ricordi conservi dei giorni di riprese?
Di ricordi ce ne sono molti. Sicuramente dirigere questo documentario mi ha dato l’opportunità di osservare posti meravigliosi e incontrare persone straordinarie. É stato un progetto itinerante dove abbiamo praticamente girato mezza Italia, attraversando sei regioni (Abruzzo, Marche, Emilia-Romagna, Veneto, Friuli e Toscana) e più di dieci località. Inoltre ho avuto l’occasione di fare esperienze che non avrei mai pensato di vivere, come ad esempio fare una regata sulle antichissime vele al terzo a Cesenatico.
Un aneddoto legato a questo progetto?
Ce ne sono molti, è stato un viaggio intenso e pieno di emozioni. Certe volte restavamo incantati ad osservare il sole all’alba che lentamente sorgeva dal mare. Una volta eravamo talmente affascinati che per un attimo abbiamo dimenticato di essere sul set.
Qual è il messaggio che ti piacerebbe arrivasse al pubblico attraverso il documentario?
Il primo obiettivo che mi sono posto durante le riprese è stato quello di raccontare un antico mestiere, ma più in generale un’intera cultura, che sta lentamente scomparendo.Credo sia importante mantenere vive alcune tradizioni, soprattutto se fanno così intensamente parte della nostra “storia”. Credo che mostrare questo lato umano, in un certo senso anche “spirituale”, possa in qualche modo aiutare a far avvicinare i giovani a questo mestiere. Durante il nostro viaggio abbiamo incontrato diversi ragazzi, poco più che ventenni, che hanno deciso di continuare queste antiche tradizioni. Credo che sia molto positivo.
Come nasce la tua passione per questo settore?
Sin da piccolo sono sempre stato attratto dall’arte in generale e non riesco a immaginare una vita senza cinema. Ho sempre cercato di coltivare questa passione che, col tempo, è diventata anche il mio mestiere. Sono fortunato.
Tra tutti i traguardi finora raggiunti, di quale vai maggiormente fiero?
Sono fiero del percorso che sto intraprendendo, ma non mi sento ancora “realizzato”. La passione e la determinazione a fare sempre meglio non devono mai mancare. C’è sempre un traguardo più grande a cui puntare. L’importante è sapere di dare sempre il massimo e di essere soddisfatti.

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