Economia

L’Italia riparte dalla ricerca, la strategia e gli obiettivi del governo

di Giovanni Vasso -

The Italian Minister of Economy and Finance, Giancarlo Giorgetti during the closing press conference of G7 in Stresa (Vb), Northern Italy, 25 May 2024. The G7 of Finance Ministers and Central Bank Governors runs from 23 to 25 May. ANSA/JESSICA PASQUALON


Archiviate le elezioni europee, in Italia si può tornare a parlare di altro: di ricerca, di studio e, quindi, delle strategie per il futuro del Paese. Non è la solita banalità. Non può essere l’ennesimo appello ai buoni sentimenti, la sfilata delle buone intenzioni di cui, come fin troppo noto, è lastricata la via che conduce all’inferno. La ricerca è, e deve rappresentare, la pietra miliare su cui ri-fondare l’Italia che verrà. E non può essere altrimenti in un momento storico delicatissimo dove l’Europa, e segnatamente il nostro Paese, ha rischiato e rischia ancora di restare fuori dalle grandi rivoluzioni tech e digitali mentre cerca di trovare nuove fonti di energia che siano in grado di garantire, a prezzi minori (non solo economici ma soprattutto politici) il funzionamento dell’economia del Paese. Il ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti, in un messaggio inviato a un convegno che è stato organizzato da Human Technopole di Milano, ha tracciato la rotta del governo dicendosi più che fiducioso nelle potenzialità dell’Italia: “La capacità di innovazione tecnologica è la sfida sulla quale competono le potenze mondiali. Questo è ancora più vero nel campo delle scienze della vita, anche grazie alle potenzialità nell’utilizzo dei dati. Di fronte a questo salto tecnologico l’Italia ha la qualità scientifica ed industriale per essere un riferimento a livello globale, a condizione di utilizzare le risorse pubbliche in modo selettivo ed efficace”. Giorgetti ha pertanto ribadito: “Investire su Human Technopole è dunque parte della strategia mirata alla specializzazione del Paese sui settori ad alta tecnologia. Per questo il centro deve preservare standard di eccellenza mondiale nel reclutamento delle risorse umane e nella valutazione dell’attività scientifica e diventare un polo nazionale per la formazione avanzata e soprattutto un riferimento per il trasferimento tecnologico”. E ha promesso: “Il Mef vigilerà monitorando l’equilibrio di risorse che la fondazione progressivamente dovrà conseguire tra dotazione dello Stato ed altre entrate, come quella da collaborazioni industriali. Utilizzare in modo efficace le risorse – ha sottolineato il ministro – significa inoltre collaborare con gli altri attori della ricerca italiana. Mi riferisco da un lato agli enti attivi delle scienze della vita, grazie alla potenzialità delle piattaforme nazionali dall’altro alle fondazioni vigilate dal governo, che devono essere pronte ad evolvere per anticipare e accompagnare gli avanzamenti della frontiera della ricerca. Sempre più forti sono ad esempio le interazioni tra scienze della vita, intelligenza artificiale, progettazioni di nuovi materiali con capacità funzionali tipiche dei sistemi biologici. Mi auguro che lo Human Technopole sappia prendere le fila di queste interconnessioni”.
A fare eco a Giorgetti, le parole pronunciate dal ministro alla Salute Orazio Schillaci: “Sostenere la ricerca e la prevenzione è il miglior investimento che una Nazione possa fare. Ne sono profondamente convinto. Ma naturalmente occorre gestire al meglio le risorse investite, in modo che abbiano una effettiva ricaduta sulla salute e che servano a migliorare l’assistenza”. E dunque: “Il sistema italiano deve incoraggiare i nostri scienziati a rientrare ed essere in grado di attrarre i ricercatori stranieri: la ricerca è contaminazione e mobilità, dobbiamo offrire il meglio, per fare in modo che ci sia mobilità anche verso l’Italia e non solo in uscita”. Schillaci punta sul modello italiano e scommette sull’Human Technopole: “Ritengo che il modello aperto messo in campo possa davvero essere vincente per tutti gli attori della ricerca nelle scienze della vita: gli Irccs, le aziende ospedaliere-universitarie, gli enti pubblici di ricerca, le università, lo stesso Human Technopole. Del resto, non riesco a immaginare una funzione differente, che non sia quella dell’apertura all’intera comunità scientifica italiana, per un investimento che vede 77 milioni di euro l’anno, pari al 55% delle risorse che Human Technopole riceve dallo Stato, destinati a realizzare e rendere disponibili le 5 Piattaforme tecnologiche nazionali d’avanguardia”.


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