Attualità

PRIMA PAGINA – Riecco gli “utili idioti”contro il governo

di Rita Cavallaro -


L’attacco allo Stato degli anarchici, la clava della sinistra per rovesciare governi democraticamente eletti. Non è una novità che, quando al potere c’è il centrodestra, si alza il vento dei collettivi e dei centri sociali, che scendono in piazza con un unico obiettivo: provocare le forze dell’ordine, alzare il livello della tensione fino alle manganellate, agli scontri di piazza, alle città messe a ferro e fuoco.
Non è un caso, infatti, che l’ultima guerriglia urbana violenta risalga al 15 ottobre 2011, all’apice di manifestazioni studentesche che sfociarono nelle devastazioni di piazza San Giovanni, a Roma. Erano settimane che i collettivi della Sapienza tenevano sotto scacco la Capitale e, corteo dopo corteo, alzavano l’asticella della lotta armata, che in quel pomeriggio d’autunno caldo culminò nella distruzione più totale, il cui emblema fu Er Pelliccia, uno studente di Viterbo tra i protagonisti della guerriglia. Un mese dopo, il 16 novembre 2011, il governo Berlusconi fu mandato a casa.
Da allora i militanti della lotta di sinistra tornarono “dormienti”, perché nonostante in questi anni di governi dem non siano mancate manifestazioni sfociate anche in violenza, quelle dimostrazioni avevano sempre matrici diverse. I ristoratori contro i lockdown, i no green pass, gli idranti contro i portuali a Trieste. Per quelle manganellate, la sinistra è rimasta silente, perché al governo c’erano loro e il pretesto era il bene comune, la salvezza dell’umanità minacciata dal Covid-19. Quando però gli italiani hanno scelto un governo di centrodestra, i compagni sono tornati a gettare benzina sul fuoco, lanciando proclami contro il pericolo fascista, contro le libertà e i diritti negati. E quale miglior modo se non quello di rispolverare gli antagonisti di professione, che ormai da mesi stanno ricalcando il classico scenario teso a destabilizzare istituzioni e ordine democratico? In una caccia ai poliziotti, contro i quali scatenare violenze e rabbia, al fine di provocare una reazione che culmini nelle manganellate, per poi poter gridare all’allarme democratico. È questo che è avvenuto a Pisa e Firenze quando una carica, durante una manifestazione non autorizzata, ha colpito minorenni e l’obiettivo è stato raggiunto.
Il coro delle condanne è stato unanime, tanto da spingere il presidente Sergio Mattarella a intervenire per bacchettare il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. “L’autorevolezza delle forze dell’ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”, ha scritto in una nota il Quirinale.
Un messaggio condivisibile, eppure anche queste parole sono state strumentalizzate dagli anarchici, che hanno ravvisato in quelle dichiarazioni una sorta di via libera, per colpire ancora più apertamente. In un clima che rievoca quella caccia ai poliziotti che ha funestato gli anni Settanta. Una caccia che si è materializzata a Torino mercoledì, quando un gruppo di anarchici ha assalito una volante della polizia per liberare un immigrato, pluripregiudicato, che era stato fermato e stava per essere accompagnato in un centro di rimpatrio. I violenti hanno accerchiato, preso a calci la macchina e aggredito gli agenti. Dai politici di sinistra che avevano condannato le manganellate agli studenti non è arrivata una parola di vicinanza verso i poliziotti, ma il Capo di Stato si è reso conto della gravità di quell’episodio e ha espresso solidarietà per ristabilire l’autorevolezza dell’ordine pubblico gettata alle ortiche.
Perché la minaccia anarco-insurrezionalista è forte e, dall’insediamento del governo Meloni, “ha rappresentato, nello scenario eversivo interno, il più concreto e insidioso vettore di minaccia”, scrivono gli 007.


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