Ambiente

Rifiuti, dalla circolazione alla circular economy

di Redazione -


Si può davvero arrivare, per i rifiuti, all’economia circolare? “I fondi previsti dal Pnrr sono una grande occasione per passare finalmente dalla ‘circolazione dei rifiuti’ all’economia circolare”. Lo ha detto il segretario generale della Fit-Cisl Salvatore Pellecchia nel corso del focus “Verso il rafforzamento e lo sviluppo delle filiere circolari per una migliore gestione dei rifiuti tra infrastrutturazione e digitalizzazione”, a cui hanno partecipato la Direttrice del Centro nazionale dei Rifiuti e dell’Economia circolare dell’Ispra Valeria Frittelloni e il Vicepresidente Vicario di Utilitalia Filippo Brandolini.

Un focus servito a fare un proficuo dibattito su una tematica di centrale attività “Recentemente – ha ricordato Pellecchia – la Camera dei deputati ha approvato definitivamente una proposta di legge volta ad inserire la tutela dell’ambiente tra i principi fondamentali della Costituzione. Questo provvedimento, unitamente alle risorse destinate dal Pnrr per finanziare progetti mirati al rafforzamento delle infrastrutture per la raccolta differenziata e all’ammodernamento o allo sviluppo di nuovi impianti di trattamento, lascia ben sperare sul versante della pianificazione della gestione del ciclo dei rifiuti”.

E’ da raggiungere l’obiettivo di colmare il divario impiantisco e non solo tra le regioni, per dare attuazione al principio di autosufficienza e prossimità nella gestione dei rifiuti, come previsto dal Testo unico ambientale 152/2006, con il ricorso a una rete integrata e adeguata di impianti in ambiti territoriali ottimali, riducendo i movimenti dei rifiuti tra territori nazionali e internazionali, per passare finalmente dalla ‘circolazione dei rifiuti’ all’economia circolare.

“Va favorita – ha osservato Pellecchia – la nascita di un grande player nazionale in grado di poter praticare economie di scala e, parallelamente, di investire risorse ingenti in questo settore che è ancora lontano dal liberare tutto il suo potenziale in termini di sviluppo economico e sociale”. Secondo lui, “per superare la sindrome ‘Nimby’, Not in my backyard, è indispensabile il coinvolgimento dei cittadini e delle organizzazioni della società civile sia per fare in modo che sentano le questioni ambientali come proprie sia ai fini dell’adozione di decisioni adeguate che per la loro efficace attuazione. Per non ‘consumare’ altro territorio, si possono ampliare le capacità degli impianti esistenti o convertire siti industriali dismessi”.

Gli esempi pratici non mancano: “La termovalorizzazione – ha precisato Pellecchia – può avvenire anche in impianti per la produzione di energia elettrica e in cementifici già presenti sul nostro territorio, riconvertendo così queste strutture invece che destinarle alla chiusura essendo alimentate con combustibili fossili inquinanti”.


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