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Riforma della giustizia, Palamara: “Nordio coerente e coraggioso. Ecco perché il solito sistema lo ostacola”

di Edoardo Sirignano -

LUCA PALAMARA EX MAGISTRATO E PRESIDENTE ASSOCIAZIONE IL SISTEMA


di EDOARDO SIRIGNANO

 “La riforma Nordio è coerente e coraggiosa. Una parte dell’informazione utilizza una parte della magistratura, in servizio o in pensione, per allarmare i cittadini paventando il rischio che il governo voglia coprire il malaffare e limitare la libertà di informazione con la modifica delle intercettazioni”. A dirlo l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara.

Cosa ne pensa del disegno di legge presentato in Cdm?

Coerente perché queste erano state le premesse iniziali anche in campagna elettorale del ministro Nordio. Coraggiosa perché si propone di riformare e riordinare il delicato settore dei reati contro la pubblica amministrazione con l’obiettivo di rispettare uno dei principi cardine del diritto penale moderno e cioè quello del principio di tassatività della fattispecie penale, reprimendo di conseguenza solo quei comportamenti che realmente sono espressione di un malaffare anziché genericamente colpire e paralizzare l’operato dei pubblici amministratori.

È uno schiaffo al sistema oppure no?

Fuor di metafora è sicuramente una riforma destinata a fare rumore perché pone all’attenzione dell’opinione pubblica la volontà di riformare un settore delicato della giustizia penale, limitando allo stesso tempo la possibile strumentalità delle indagini penali per condizionare la vita politica e imprenditoriale del Paese.

Su quali aspetti bisognava incidere di più?

Preferirei attendere il testo definitivo e vedere gli sviluppi che ci saranno durante il dibattito parlamentare. Per il momento registro in modo positivo la volontà del ministro Nordio di andare avanti nonostante il prevedibile ostruzionismo che, già in queste ore, si sta realizzando secondo il solito schema: una parte dell’informazione utilizza una parte della magistratura, in servizio o in pensione, per allarmare i cittadini paventando il rischio che il governo voglia coprire il malaffare e limitare la libertà di informazione con la modifica delle intercettazioni. Basta aprire i giornali degli ultimi venti anni per leggere esattamente le stesse cose, in alcuni casi addirittura con gli stessi protagonisti tra giornalisti e magistrati, per i quali il tempo sembra non passare mai. Penso, però, che oggi a differenza di allora tante cose siano cambiate e la larga maggioranza degli italiani non è più disposta a farsi ingannare da schemi ormai obsoleti e superati. Sarebbe molto più corretto dire che in una democrazia i poteri dello Stato debbano reciprocamente rispettarsi.

Per il Csm cambia poco quanto nulla. Perché non si vuole mettere mano su tale aspetto? C’è ancora qualcuno che teme le toghe rosse?

Per il momento quello del Csm è un aspetto che non è stato preso in considerazione dalla riforma. Storicamente le riforme ordinamentali come quella appunto del Csm necessitano di un’ampia convergenza politica, ma ancor di più di un’azione non titubante e ancora più coraggiosa da parte della politica. Senza limitare l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, la politica non deve temere gli scheletri nell’armadio e deve avere la volontà di riformare un sistema che tende a proteggere sé stesso e che non vuole rinunciare ai propri privilegi. Per fare questo occorre liberarsi dagli spauracchi tra cui quello delle toghe rosse.

Tale riforma è il giusto omaggio a Berlusconi o avrebbe voluto qualcosa in più?

Una buona legge è quella che non guarda agli interessi particolari, ma quella destinata a incidere sugli interessi generali e astratti della comunità. È indubbio, però, che sul tema riformatore della giustizia, Berlusconi sia stato un protagonista indiscusso. Che sia stato riconosciuto dalla stessa Anm, nel necrologio in occasione della sua morte, costituisce un dato politico molto importante e soprattutto una constatazione del fatto che la magistratura oggi non rappresenta più un blocco monolitico, in considerazione del fatto che tanti sono coloro i quali vogliono liberarsi dall’idea di una magistratura politicizzata.

Che rapporto aveva con il Cavaliere. Ci dica qualche aneddoto?

In ambito istituzionale ho avuto modo di conoscere Berlusconi nel 2007 all’inizio della mia esperienza all’Anm, in un periodo nel quale di fatto la magistratura associata era la vera opposizione politica nel paese sul tema della giustizia. Penso che da quella esperienza si debba trarre un insegnamento: è giusto che la magistratura esprima tramite i propri rappresentanti idee ed opinioni che, come visto in occasione del necrologio a Berlusconi, possano essere divergenti tra gli stessi magistrati. Ma allo stesso tempo è giusto che la politica debba prendere le sue decisioni senza interferenze e condizionamenti esterni. È la democrazia bellezza.


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