Giustizia

Riforma della Giustizia, stretta sulla discussione

di Lino Sasso -


Alla fine il tanto avversato contingentamento dei tempi sulla riforma della Giustizia è arrivato. Come annunciato dal Presidente del Senato Ignazio la Russa la conferenza dei capigruppo ha infatti stabilito che alla discussione saranno riservate ancora 30 ore con l’esclusione del tempo necessario per le dichiarazioni di voto finale. La stretta, in realtà, era nell’aria già dalla scorsa settimana, perché con l’andazzo preso dalle opposizioni, che hanno iniziato a far intervenire propri esponenti su ciascun singolo emendamento ammesso al voto, le speranze di licenziare il testo che prevede la separazione delle carriere dei magistrati e il doppio Csm prima della pausa estiva erano praticamente nulle. Già così questo secondo passaggio parlamentare dei quattro previsti della riforma costituzionale non si concluderà prima della prossima settimana, forse addirittura tra due visto il rischio ingolfamento che incombe a Palazzo Madama, dove arriveranno a raffica ben sei decreti che dovranno essere licenziati in tempo quanto più possibile rapido. E di certo la mancanza del numero legale che si è registrato più volte durante l’esame della riforma della Giustizia al Senato – due soltanto ieri – con le conseguenti sospensioni dei lavori, non aiuta a imprimere quell’accelerazione che si è inteso dare perimetrando i tempi del dibattito. Una decisione additata come l’ennesima forzatura della maggioranza da parte dei gruppi di opposizione che rimarcano come anche durante l’esame del testo in commissione non si siano discussi tutti gli emendamenti. In realtà, benché l’opposizione non stia facendo altro che il proprio mestiere, il provvedimento di fatto gode già di una sorta di blindatura, perché anche una sola modifica comporterebbe di ricominciare tutto dall’inizio, ovvero di mettere una pietra tombale sulla riforma che, al momento e a quasi tre anni di legislatura, ha ottenuto solamente il primo ok alla Camera. Di modifiche, quindi, non se ne parla neanche e la voglia della maggioranza – in particolare di Forza Italia che della riforma della Giustizia ha fatto una vera e propria battaglia già dai tempi di Berlusconi – di mettere un altro punto fermo alla legge costituzionale sulla separazione delle carriere non sembra avere possibilità di essere minimamente scalfita dalle rimostranze di chi non fa alcun mistero di voler provare in ogni modo a boicottare il provvedimento. I toni del dibattito e del confronto parlamentare sono dunque destinati ad acuirsi più di quanto non lo siano già, ma di certo a breve la riforma farà un altro passo avanti.


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