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Riforma Giustizia, sì a carriere separate e due Csm. L’ipotesi di un’Alta Corte

di Redazione -


Una nuova riforma della Giustizia sta prendendo forma con significativi cambiamenti e novità tra cui la separazione delle carriere dei magistrati, la creazione di due Consigli Superiori della Magistratura (Csm) e l’ipotesi di un’Alta Corte. Quest’ultima avrà il compito di giudicare i magistrati sia ‘requirenti’ che ‘giudicanti’.

I dettagli del provvedimento sono stati delineati durante una riunione a Palazzo Chigi, presieduta dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, e alla quale hanno partecipato il sottosegretario Alfredo Mantovano, il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, il Vice Ministro Paolo Sisto, i sottosegretari Ostellari e Delmastro, oltre ai presidenti delle Commissioni Giustizia di Camera e Senato, Ciro Maschio e Giulia Bongiorno, e i responsabili Giustizia dei partiti del centrodestra.

Questa riforma, che verrà presentata prima delle elezioni europee di giugno, riprende alcuni concetti dalla ‘Bozza Boato’ elaborata dall’ex deputato Marco Boato durante la commissione Bicamerale per le riforme guidata da Massimo D’Alema. La proposta prevede che “la Corte di giustizia della magistratura” gestisca i provvedimenti disciplinari relativi ai giudici ordinari e amministrativi, nonché ai magistrati del Pubblico Ministero. Durante l’incontro sarebbe stato stabilito anche di accelerare i tempi rispetto alla proposta di eliminazione dell’abuso d’ufficio.

Confermata la decisione di procedere con la separazione delle carriere dei magistrati, che saranno distinti in giudicanti e requirenti, con diversi concorsi di accesso per ciascuna categoria. È stata inoltre approvata l’istituzione di due Consigli Superiori della Magistratura (Csm). Tuttavia, rimane aperto il dibattito sul metodo di elezione dei componenti togati dei Csm. Si sta valutando se adottare un sistema di sorteggio ‘secco’ o ‘mediato’. Nel caso del sorteggio mediato, i magistrati che vengono inizialmente sorteggiati sarebbero successivamente sottoposti a una selezione ulteriore. È stata scartata l’idea di permettere al governo di nominare direttamente metà dei membri dei Csm.


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