Politica

Riforme stop and go: Calderoli e Nordio tra Autonomia e Giustizia

di Ivano Tolettini -

CARLO NORDIO MINISTRO ROBERTO CALDEROLI MINISTRO


Quale sarà la velocità del treno delle riforme? A sentire i ministri direttamente coinvolti, Roberto Calderoli agli Affari Regionali e Carlo Nordio alla Giustizia, tutto procede secondo il cronoprogramma fissato dal governo di Giorgia Meloni, mentre quando si passa all’analisi dei passaggi tecnici che saranno condizionati dai passaggi nelle aule parlamentari ci si accorge che i tempi sono destinati inevitabilmente a dilatarsi. Nulla di nuovo sotto il sole verrebbe da dire. Prima di tutto perché si tratta di riforme epocali, si pensi al regionalismo differenziato che cambierà i rapporti tra centro e periferia; in secondo luogo perché se ne discute da almeno vent’anni e passi concreti in avanti finora se ne sono fatti pochi. Il fatto stesso che ad esempio il ministro Nordio si sia sentito in dovere di precisare alla platea del forum Ambrosetti di Cernobbio che sulla “riforma della Giustizia non c’è alcun rinvio, tutto va avanti secondo i tempi fissati”, per molti osservatori vuol dire che il convoglio sta rallentando in considerazione di molti musi lunghi sia dentro Forza Italia che lo stesso partito della premier.

AUTONOMIA
Due anni. È il periodo entro il quale dalla data di entrata in vigore della legge attualmente in Senato sull’autonomia – e che il ministro si augura venga licenziata dalle Camere all’inizio del nuovo anno – potranno essere adottati i decreti che disciplineranno i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep). Questo è un passaggio chiave perché le norme stabiliscono che soltanto dopo che saranno disciplinati i Lep potranno iniziare le trattative tra Regioni e Stato per il trasferimento delle materie concorrenti. Che potranno essere al massimo quindici. Questo significa che per le altre otto materie non Lep le trattative potranno iniziare prima della definizione delle funzioni non Lep, anche se sono comprese materie ritenute prioritarie come infrastrutture (porti-aeroporti) ed energia che potrebbero rimanere allo Stato. Si spiega perché al di là delle comprensibili dichiarazioni di facciata, il dietro le quinte riserva perplessità. Come scaturisce da uno dei quasi 500 emendamenti, votato dai partiti della maggioranza e dall’ex ministra Gelmni adesso in quota Calenda, oltre che dal presidente della commissione al Senato Balboni di Fratelli d’Italia, che disciplina la strada per il varo dei Lep. Ieri sull’argomento politico che più gli sta a cuore, appunto l’autonomia differenziata, Zaia ha puntualizzato che “ho accolto con attenzione il messaggio della premier Meloni, lanciato da Monza, in cui invita a correre di più per far correre di più questo Paese. Ancora una volta dall’Esecutivo viene il sostegno verso un rinnovamento di grande visione. Sono le grandi riforme, dall’autonomia al premierato, che devono garantire un salto nella modernità e verso la valorizzazione delle competenze per pianificare le azioni più importanti nella gestione della cosa pubblica”. Ma se si considera che il partito della Premier vorrebbe che ci fosse un ulteriore voto delle Camere prima di avviare la trattativa su materie concorrenti tra Stato e Regioni non è difficile immaginare che per la concreta attuazione dell’autonomia i tempi siano destinati ad allungarsi.

GIUSTIZIA
Quanto all’altro tema caldo, quella giustizia i cui ritardi pesano un paio di punti sul Pil nazionale, il ministro Carlo Nordio ha sottolineato che “no, non esiste nessuno slittamento della riforma della Giustizia perché abbiamo portato il cronogramma alla presidente del Consiglio. È già stato approvato dal Consiglio dei ministri in una prima parte, secondo i tempi decisi, e ha comportato essenzialmente delle proposte di riforme del codice di procedura penale e del diritto penale, compresa l’abolizione, che auspichiamo, del reato d’abuso d’ufficio”. La velocizzazione della giustizia civile è allora in cima alle preoccupazioni del Guardasigilli. “Gli stessi investimenti stranieri in Italia sono vulnerati da questa lentezza – ha aggiunto -. Quando parlo con i miei omologhi degli altri Stati, soprattutto europei e con gli ambasciatori, tutti mi dicono che ’non investiamo in Italia’ perché non c’è certezza del diritto”. Quanto allo smaltimento dell’arretrato civile promesso all’Europa in sede di Pnrr – il 90% dell’arretrato in massimo 3 anni -, il ministro Nordio cesella: “Non intendo fare polemiche, ma è come Alice nel Paese delle meraviglie”,


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