Economia

Rincari energia e carenza materie prime, industria della carta al collasso: a rischio giornali, libri, imballaggi

di Anna Maria Funari -


L’industria grafica lancia l’allarme. La crisi che colpisce il settore mette a rischio libri, giornali e imballaggi, con effetti che si propagano lungo l’intera filiera. Dal comparto arrivano segnali di un possibile blocco progressivo delle attività. Le cause vanno ricercate nei rincari di energia e carta, ma anche nella carenza di materie prime.

Una nota di Assografici (Confindustria) fa il punto sulle difficoltà della situazione e ricalca le ragioni dell’associazione europea Intergraf.

Non solo i rincari energetici e della carta rendono le produzioni non economiche – viene sottolineato -, ma le difficoltà a reperire le materie prime stanno rallentando e progressivamente bloccando l’attività. Assografici, che in Italia rappresenta l’industria grafica e quella cartotecnica, della trasformazione della carta e del cartone e dell’imballaggio flessibile, condivide i motivi dell’allarme lanciato da Intergraf, e conferma che la situazione, anche in Italia, è molto critica.

Il settore della stampa (editoriale e commerciale), già caratterizzato da una crisi strutturale ma capace di dare segnali di assestamento e tenuta (-2,4% la produzione nel 2018 e +1% nel 2019), è stato fortemente colpito dalla pandemia (-21,3% nel 2020) e stava ora lentamente riprendendosi (+7,9% nei primi 9 mesi 2021): ripresa ora a rischio a causa della congiuntura internazionale e ai noti rincari di energia e materie prime. In particolare, i processi di stampa con rotative (fortemente energivori) non sono più sostenibili e sono a forte rischio fermata e i rincari sui prezzi della carta, difficilmente trasferibili a valle (su editori e grande distribuzione), erodono ogni marginalità dell’attività.

Ma c’è, come detto, dell’altro che contribuisce ad aggravare ulteriormente questo scenario, la scarsissima disponibilità di materia prima, in particolare della carta ad uso grafico di prevalente provenienza estera da pochi fornitori rimasti, impedisce di programmare le produzioni, mette a rischio il rispetto degli impegni contrattuali e frena ogni percorso di ripresa.

Uno stallo che, per il settore, circa 14mila imprese e oltre 76mila addetti impiegati, è estremamente problematico, con un rischio a breve di non poter più disporre di giornali, libri e tanti prodotti cartacei di uso quotidiano che dovrebbe preoccupare oggettivamente ogni cittadino, E spingere il Governo a provvedimenti mirati. Come una possibile azione, anche internazionale, per rimuovere alcuni colli di bottiglia che stanno ulteriormente rallentando la produzione di carta. O un riconoscimento generalizzato del credito d’imposta sulla carta, non solo agli Editori di giornali, ma anche agli Editori di riviste professionali e di libri, in particolare quelli scolastici.

Anche il fronte della cartotecnica e della produzione di imballaggi in carta, cartone e flessibile manda segnali di gravi difficoltà. Anche se, fortunatamente per l’Italia, si tratta di settori in crescita (si pensi al cartone ondulato e allo sviluppo dell’e-commerce) e che stanno accompagnando la ripresa economica (+12,7% la produzione nei primi 9 mesi 2021) e la transizione green del Paese, anche grazie alle specificità e alle qualità dei nostri imballaggi (la fonte naturale e controllata della carta, la sua biodegradabilità e la sua riciclabilità; la leggerezza e il ruolo degli imballaggi flessibili nella conservazione degli alimenti). Qui, però, oltre alle difficoltà nel riversare a valle gli incrementi dei costi energetici e delle materie prime, con un inevitabile pesante effetto sull’economicità dell’attività, è la difficoltà di reperimento della carta e delle altre materie prime a preoccupare. Sono diversi gli ondulatori che hanno già bloccato o rallentato l’attività per mancanza di carta per la produzione di cartone ondulato, gli etichettifici fermi per mancanza di supporti autoadesivi, i produttori di astucci pieghevoli e packaging che devono rinunciare o rinviare commesse.

Non si sta solo parlando solo delle sorti di oltre 3mila imprese e di 60mila addetti – sostiene Assografici -, o di un settore che vale 7,7miliardi di euro e che ha un saldo attivo della bilancia commerciale di 1,9 miliardi di euro, ma anche della possibilità di movimentare le merci e della loro disponibilità sugli scaffali dei supermercati, delle farmacie e dei negozi in generale. Se il settore della carta, come dimostrato in piena pandemia, è riconosciuto come strategico ed essenziale per il Paese, allora deve essere fatto oggetto di provvedimenti mirati per salvaguardarlo da un potenziale fermo produttivo, molto pericoloso.


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