Cultura & Spettacolo

Ringo: “Come snaturare ad hoc il nostro Festival della Canzone”

di Nicola Santini -

Ringo dj


Lui si chiama Rocco Maurizio Anaclerio, ma tutti lo conoscono col nome di: Dj Ringo. È meneghino, ha compiuto 60 anni e li ha spesi tra rock, motociclette, belle donne e conduzioni radiofoniche, che sono diventate trasmissioni di culto. Ha appena rilasciato un’intervista al magazine lifestyle MOW (mowmag.com), in cui analizza, in maniera molto schietta e senza edulcorare, l’appena concluso Festival di Sanremo, a partire dall’ex deejay che è giunto alla quarta conduzione consecutiva su Rai 1: “Amadeus ha fatto dei grandi ascolti e rinnovo i miei complimenti, ma ha snaturato quello che era l’antico spirito di Sanremo, cioè la musica italiana.” Infatti secondo quanto ha dichiarato il più rockettaro dei deejay italiani al magazine del gruppo editoriale AM Network, l’edizione 2023 di Sanremo è: “il festival della retorica. Oserei dire che è il festival dell’Unità.”, precisando che è un’esagerazione ma la metafora rende bene l’idea. Dj Ringo pone in realtà un più vistoso accento sulla preparazione e la formazione musicale dei tanti giovani artisti presenti quest’anno sul palco dell’Ariston: “tutta questa gente che va a Sanremo con questo mestiere non ha niente a che fare, non è abituata a cantare dal vivo, non ha fatto i bar, le cantine, i garage – elenca infatti Dj Ringo su MOW – È questo manca a questi ragazzi! I cantanti facevano anni di gavetta, tutta la trafila che oggi non c’è più. Prendono un computer, sono belli, hanno Instagram, e partono con la carriera. Ci sono anche i reality che li aiutano, come X Factor, e si creano dei surrogati da marketing.” La celebre voce rock e radiofonica nazionale, sulle pagine digitali del magazine non risparmia un commento circa gli eventuali “spot occulti” e alcuni conflitti di interesse, da parte di artisti e organizzatori, durante la kermesse musicale che si è svolta in Liguria: “Io pensavo però ci fosse un controllo in Rai, sul conflitto d’interessi, no? Io metterei dei controlli pubblici, visto che la Rai è pagata dagli italiani. Comunque, hanno fatto i risultati Amadeus e company? Hanno vinto loro, punto. È un dato di fatto. Poi possiamo criticare la parte artistica, ci sono tanti che non sanno cantare e usano l’autotune, ma se la Rai voleva i numeri, li ha avuti. “. E Dj Ringo non risparmia nemmeno critiche per ambedue le metà della coppia d’oro dei social network, i “Ferragnez”, a partire dal siparietto nell’ultima serata da parte del marito della coppia, Fedez: “Ma qual è il messaggio, che non l’ho capito? Sull’omosessualità in Italia? Mi pare che sia più che normale. Fanno pure le pubblicità dove si vedono i modelli che si baciano – evidenzia la vistosa incongruenza Dj Ringo – Ormai è sdoganata, mica aspettiamo Fedez per capire se un uomo può baciarsi con un altro uomo in Italia. Fra l’altro, ha anche tolto visibilità a sua moglie.” Nonché analizza su MOW il debutto in TV nazionale della nota moglie del rapper, con un monologo in cui parla a se stessa: “Chiara Ferragni secondo me era in imbarazzo. Hanno chiamato una che non fa questo mestiere, non ha la disinvoltura di una Brigitte Bardot. Sembrava la zia di provincia che vuol fare la trasgressiva in balera. Non è una polemica la mia, ma lei è una ragazza che ogni giorno parla di sé a 28 milioni di followers: bene, va in prima serata su Rai 1 e ha davanti 10 milioni di spettatori, e parla di sé stessa e a sé stessa, con quella lettera. Si mostra quindi come se fosse su Instagram, con un monologo alla lei bambina. Cazzo, ma non argomenti! Non ha argomenti! Ma attenzione, non voglio fare polemica, la mia è un’analisi.” Ma nell’analisi dell’edizione 2023 del Festival Di Sanremo, il bicchiere di Dj Ringo è anche mezzo pieno. Infatti sono due gli artisti le cui esibizioni hanno interessato l’esperto di musica: “Ho visto un pezzetto di canzone di Mr Rain, non era malvagia, mi sembrava un bel pezzo. Ma in realtà ho visto il festival fra una pubblicità e l’altra della partita della Juve, eh – sottolinea il conduttore radio – Mi è capitato di vedere anche Tanatai. Non male il ragazzo. Per lo meno era senza autotune! Era ben intonato, vestito bene, mi ha fatto una bella impressione. Un bel dandy, professionale.” In sintesi il Festival di Sanremo e le molte polemiche circa l’attualità che sono state portate sul palco dell’Ariston, si possono riassumere nel gioco della dialettica in comunicazione politica: “La destra non aspettava altro. Le hanno prestato il fianco. Ma alla fine nessuno parla di musica.”

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