Riscatto a Nord Est
Prima il Nord-Est. Il 2022 è stato l’anno del riscatto, in termini di prodotto interno lordo, per l’Italia che usciva dalle secche del Covid. L’Istat ha pubblicato il report sul Prodotto interno lordo per macroregioni. Il Pil nazionale è cresciuto del 3,7 per cento. Ma la performance più importante è stata quella delle aziende dell’area di Veneto e Friuli, dove il valore delle attività economiche è cresciuto del 4,2%. Giusto un decimo di percentuale in più del Centro, l’altra locomotiva italiana che ha fatto segnare un più che lusinghiero +4,1% in termini di Pil. Per una volta, però, non è il Sud a segnare il risultato peggiore di tutti. Se il Mezzogiorno è cresciuto del 3,5%, il Nord Ovest, ossia l’ormai ex triangolo industriale Milano-Torino-Genova, non riesce a salire oltre il 3,1%.
L’ottimo risultato del Nord Est risente delle migliori prove offerte dai settori del commercio, dei negozi e pubblici esercizi, dei trasporti e delle telecomunicazioni. Le tlc, addirittura, fanno segnare un più che lusinghiero incremento di valore aggiunto che sfiora il 12 per cento (fermandosi all’11,9%). Bene anche l’agricoltura che mette a segno un aumento del 2 per cento. Non è banale, anzi. Altrove, in Italia, il settore primario ha patito stagnazione e flessioni, fatta eccezione per il Centro. Il Centro sale sugli scudi della produttività nazionale grazie alla stessa “ricetta” del Nord Est. Gli esercizi pubblici e i trasporti sono andati bene ma è stato la clamorosa avanzata delle tlc (+10,4%) a trascinare la macroregione a essere la seconda, in termini percentuali, forza del Pil nazionale.
Il Sud, invece, si consola con le costruzioni. Nel Mezzogiorno, l’edilizia mette a referto una crescita stimata nel 10,5%. Le tlc spingono anche l’economia meridionale (+8,5%) mentre rimane sotto la media nazionale il pur positivo apporto offerto dal commercio, dai negozi e dai trasporti. L’industria zoppica. E, anzi, fa segnare un inquietante arretramento pari a poco più di un punto percentuale (-1,2%). Servizi finanziari e immobiliari segnano il passo con un +1,3 per cento.
Il dato meno lusinghiero, a livello nazionale in termini di Pil, spetta al Nord Ovest. Dove, a fronte delle costruzioni che s’impennano (+10,8%) e il commercio, insieme a trasporti e telecomunicazioni tengono botta (+7,4 per cento) si è assistito al tracollo dell’agricoltura. Il valore aggiunto del settore primario ha subito un tracollo netto. Stimato, dagli analisti dell’Istat, in un ridimensionamento pari al 7,6%. Un dato che ha pesato, in maniera decisiva, sull’intera economia della macroregione nord-occidentale. Che perde, anche ufficialmente, lo scettro di locomotiva d’Italia. E lo deve cedere ai “vicini” del Nord Est. Che il primato economico del triangolo Milano-Torino-Genova ormai appartenga più alla storia che alla cronaca è un fatto acquisito anche dalle rilevazioni dell’Istituto nazionale di statistica. Il nuovo asse economico nazionale viaggia tra Bologna, Venezia e lambisce Milano. Merito di nuovi assetti e di rapporti commerciali che stanno cambiando forma.
I dati sull’occupazione, infine, sembrano confortanti. Secondo l’Istat il numero di occupati è salito dell’1,7 per cento. Con punte fino al 2,4 per cento nel Nord Est e dell’1,9 per cento al Centro. Il Sud, anche stavolta, è ultimo nella graduatoria con un incremento dell’1,2 per cento. Il Nord-Ovest, invece, si è “limitato” a far registrare l’1,6 per cento di assunzioni in più rispetto all’anno precedente.
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