Esteri

Ritorno al passato in Bolivia

Le destre sbaragliano la sinistra

di Ernesto Ferrante -


La destra liberista e filo-statunitense può tornare al potere in Bolivia, dopo quasi 20 anni di governo della sinistra del Movimento al Socialismo (Mas), il partito arrivato al potere con l’elezione di Evo Morales il 22 gennaio 2006, primo presidente “indio” della nazione dopo una lunghissima prevalenza dei ceti alti bianchi.

Cos’è accaduto nel Paese andino

Sconfessando buona parte delle previsioni della vigilia, il senatore di centro destra Rodrigo Paz Pereira è in testa. Secondo il Tribunale supremo elettorale, il candidato del Partido Demócrata Cristiano, ha ottenuto circa il 32% dei consensi e affronterà al secondo turno l’ex presidente di destra Jorge ‘Tuto’ Quiroga, di Alianza Libre, che ha conquistato quasi il 27% dei voti espressi.

L’imprenditore Samuel Doria Medina, leader di Alianza Unidad, che ha raccolto poco più del 20% delle preferenze, ha già annunciato che sosterrà Paz Pereira. Andrónico Rodríguez di Alianza Popular, ex delfino di Evo Morales che aveva invitato i boliviani ad annullare la scheda, non è andato oltre l’8%. Al 3% si è fermato Eduardo del Castillo, ex ministro appoggiato dal presidente uscente Luis Arce. Dal momento che nessuno ha superato il 50%, servirà il ballottaggio, già fissato per il 19 ottobre.

Anche nel Paese andino ha funzionato la “formula argentina”. La grave crisi economica, con un’inflazione al 25% e forti carenze di carburante e valuta straniera, si è trasformata in una condanna per il partito di governo Mas. I più votati hanno promesso in caso di vittoria una riduzione della spesa pubblica, l’apertura agli investimenti stranieri e il rilancio delle relazioni con gli Stati Uniti. Ad accelerare la “virata” verso Washington è stata la rabbia popolare dovute all’assenza di misure concrete per invertire una rotta pericolosa e dai costi sociali altissimi.

Le parole di Evo Morales, il commento di Carlo Fidanza

“Mi congratulo per il trionfo del popolo boliviano, con il voto nullo che si è imposto nelle elezioni nazionali”, ha detto l’ex presidente Evo Morales, intervistato da Ermol, esprimendo soddisfazione per la percentuale, poco più del 19% degli elettori, che hanno seguito la sua indicazione di annullare la scheda e boicottare le elezioni presidenziali.

Nelle scorse settimane, “El Indio” ha fatto campagna elettorale per il voto nullo in segno di protesta contro le sentenze dei tribunali e della Corte costituzionale che gli hanno vietato di correre per un quarto mandato. Il suo obiettivo era mobilitare una fetta ancora maggiore della popolazione: “Se domenica il voto nullo raggiunge il 25%, Evo avrà vinto, compagne e compagni”. Morales, che è sotto processo con l’accusa di aver avuto un figlio con una 15enne, ha affermato in più occasioni di ritenerla una manovra dell’attuale governo per distruggerlo politicamente. Evo ha assicurato che “la lotta continua”.

“I risultati del primo turno delle elezioni presidenziali in Bolivia segnano una decisa svolta a destra e la fine dell’era del socialismo illiberale di Evo Morales e del suo partito Mas”, ha dichiarato in una nota Carlo Fidanza, capo delegazione di Fratelli d’Italia – ECR al Parlamento europeo e vicepresidente dell’assemblea parlamentare EuroLat. Per Fidanza si tratta di “una svolta fondamentale per la Bolivia e per tutta l’America Latina”.


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