Cronaca

Roma, due stupri in pochi giorni: silenzio mediatico e ipocrisia femminista

di Anna Tortora -


Due gravi episodi di violenza sessuale hanno scosso la periferia di Roma. Un uomo, cittadino gambiano, è stato arrestato con l’accusa di aver aggredito e stuprato due donne: la prima, una 60enne, in un parco pubblico; la seconda, una 44enne, mentre attendeva l’autobus su via Prenestina. Le modalità sono brutali: avvicinamento con una scusa, poi la violenza, consumata tra i rifiuti.

Roma, due stupri in pochi giorni: dove sono le femministe? Il silenzio che fa rumore (e comodo)

Ci si aspetterebbe una reazione immediata da parte di associazioni e movimenti femministi, pronti a mobilitarsi contro ogni forma di violenza sulle donne. E invece: silenzio. Non una piazza, non un corteo, non una dichiarazione indignata. Perché? Perché l’aggressore non è il “maschio bianco patriarcale”, ma uno straniero. E allora si tace. Si evita. Si ignora. Questo silenzio non è neutrale: è complice. È un silenzio ideologico, interessato, selettivo. E soprattutto, è un tradimento.

Due stupri a Roma, la violenza non ha passaporto

Uno stupro resta uno stupro. Punto. La nazionalità dell’aggressore non cambia la violenza subita, né il dolore delle vittime. Eppure, quando i fatti non si adattano alla narrativa dominante, si preferisce distogliere lo sguardo. Per non “dare fiato al razzismo”, si finisce per sacrificare la verità.
Ma a che prezzo? Chi viene protetto davvero in questo modo? Sicuramente non le donne che sono state aggredite.

Un femminismo selettivo è un femminismo fallito

Il femminismo che tace di fronte a certe violenze non è femminismo. È militanza ideologica. Un femminismo che urla solo quando il colpevole è “conforme” al nemico designato, ma resta muto davanti ad altri casi, non combatte per le donne: combatte per la propria narrativa politica. E così facendo, tradisce le donne che dice di voler difendere. Quelle vere, quelle che vengono aggredite nei parchi, per strada, nell’indifferenza generale.

Serve un coraggio nuovo: basta doppi standard

O si condanna ogni violenza, o si è parte del problema. Un femminismo coraggioso non ha paura di perdere consenso. Ha il dovere di dire la verità, anche quando è scomoda. Di stare dalla parte delle vittime, tutte, senza filtri ideologici. Tutto il resto è propaganda. E di propaganda non si è mai salvata nessuna donna.


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