Politica

Roma il 23 febbraio la conferenza A 30 anni da Tangentopoli

di Ilaria Paoletti -


“A Trenta anni da “Tangentopoli” e da “mafiopoli” –  Ruolo politico anomalo della magistratura non in linea con la Costituzione per configurare una fantomatica Repubblica giudiziaria”. Il 23 febbraio, alle ore 14.30, Sala Umberto (Via della Mercede, 50) il Centro Studi Leonardo Da Vinci e Associazione Riformismo e Libertà promuovono una conferenza sul tema. Modererà la conferenza Davide Vari, con un’introduzione di Giuseppe Gargani. Gli interventi programmati sono di Gennaro Acquaviva, Enzo Carra, Salvatore Catalano, Mattia Feltri, Giovanni Fiandaca, Ercole Incalza, Ugo Intini, Tiziana Maiolo, Calogero Mannino, Luca Palamara, Umberto Ranieri, Andrea Spiri. La Tavola Rotonda sarà composta dagli interventi di Gian Domenico Caiazza, Enrico Costa, Carlo Nordio, Raffaele Marino, Piero Sansonetti, Michele Saponara. Le conclusioni saranno affidate a Fabrizio Cicchitto. La magistratura sin dagli anni 80 ha assunto un ruolo politico anomalo non in linea con la Costituzione configurando una Repubblica giudiziaria che ha messo in discussione l’autonomia della Repubblica parlamentare e la separazione dei poteri. L’espansione del potere giudiziario ha di conseguenza acuito la crisi del potere legislativo che ha perduto credibilità anche per aver esso stesso dato per legge una delega ampia al giudice di decidere le controversie sociali e quindi di incidere politicamente. Gli accadimenti politici e giudiziari dagli anni 90 in poi, cioè dalle indagini di “Tangentopoli” che hanno colpito i partiti e tanti rappresentanti politici, fino alle indagini sulle presunte “minacce ai poteri dello Stato” debbono essere valutati oggi a distanza di tanti anni per dare un giudizio storico. Queste iniziative giudiziarie e tante altre che in questi anni si sono succedute, hanno determinato uno squilibrio tra i poteri dello Stato e hanno avvilito le istituzioni considerate dai più ostili e corrotte. Così è avvenuto negli anni 90 per Tangentopoli, così è avvenuto successivamente per “mafiopoli”. Le indagini di “mani pulite” sono finite con la assoluzione degli imputati in una alta percentuale con motivazioni a volte molto severe da parte dei giudici nei riguardi dei pubblici ministeri; le loro indagini non hanno costituito prova per una possibile condanna! Le indagini per “mafiopoli” sono state considerate fasulle, e hanno ridato prestigio allo Stato e ai rappresentanti dello Stato. La maggior parte delle decisioni giurisdizionali hanno cancellato la pretesa dei magistrati inquirenti di accreditare una storia falsa per screditare i partiti politici e l’apparato dello Stato.


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