Roma, la sconfitta è di rigore: ma è presto per i drammi
Passa il Lille: il tragicomico fallimento di tre rigori di fila
Roma, una sconfitta di rigore e non può essere altrimenti se se ne sbagliano tre, dicasi tre, di fila. Ma, adesso, è vietato fare drammi: i giallorossi dopo la sconfitta contro il Lille (che non è esattamente il Psg) devono riordinare le idee e concentrarsi sul campionato. Domenica c’è la Fiorentina e al Franchi non sarà esattamente una gita per la banda di Gasperini, chiamata a confermarsi e a rilanciarsi dopo il passo falso d’Europa League.
Roma ci vuole più rigore
Tre tiri, tre flop. Due volte Dovbyk, l’eterno oggetto misterioso dell’attacco giallorosso. Un’altra Soulé, il piccolo genio del calcio che, a Trigoria, non vuol saperne di giustificare l’accoglienza da re che ebbe dai tifosi al suo arrivo in giallorosso, un anno fa. Tre volte l’arbitro generosissimo ha concesso di provare il rigore alla Roma. E tre volte chi è andato sul dischetto ha tirato (malissimo) allo stesso identico modo. Mancava solo la corsetta alla Zaza, ricordate? Il guaio è che, a questa Roma, serve (davvero) più rigore. E non solo nel senso di penalty. La Gasperini band ha tirato venti, dicasi venti, volte in porta centrando lo specchio solo sei volte. Zero gol. Al Lille, di tiri, ne son bastati meno della metà (nove) ma molto più precisi (cinque in porta) per un gol che vale i tre punti.
Non facciamone un dramma
Un passo falso ci può stare. A inizio stagione, detta meglio, ci “deve” stare. È pur sempre, questa, una squadra in rodaggio. Il talento c’è e le cose iniziano a girare ma al tecnico occorre ancora un po’ di lavoro per mettere a fuoco i meccanismi e, come al solito, bisogna tornare a lavorare un (altro) po’ sui fondamentali. La Roma non può mandare all’aria così un rigore, anzi tre. Adesso si torna al lavoro. Domenica c’è la Fiorentina in un match che è importante per mille ragioni. Per confermarsi, per rilanciarsi, perché viola e giallorossi hanno Edoardo Bove in comune.
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