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Attualità

Roma-Palermo: parla Saverio Romano

La Procura del capoluogo siciliano vuole arrestare Cuffaro, il parlamentare di Noi Moderati e altre 16 persone

di Angelo Vitale -


Roma-Palermo, dalla riforma della giustizia all’inchiesta in Sicilia: parla Saverio Romano. Una Procura chiede gli arresti domiciliari per 18 persone accusate a vario titolo di associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione. L’ufficio che procede è quello di Palermo e tra i nomi ce ne sono di eccellenti: Totò Cuffaro e Saverio Romano i più noti.

La Procura vuole arrestare Cuffaro

All’ex governatore della Regione Siciliana e al parlamentare di Noi Moderati l’avviso per essere interrogati il prossimo 14 novembre dal giudice che deciderà sulle misure chieste dalla Procura. L’affaire di cui si occupa l’inchiesta è una vicenda di appalti della sanità ritenuti pilotati.

Basta l’accenno dei dettagli, subito filtrati nella giornata di ieri, per avere conferma he la recente riforma della giustizia varata dal Parlamento definendo solo pochi giorni fa la separazione delle carriere della magistratura e aprendo al prossimo referendum confermativo in primavera, continuerà ad animare il dibattito e le polemiche all’insegna del conflitto più aspro.

Prima del referendum, dopo la riforma della giustizia

Quella dell’inchiesta di Palermo è un’occasione quasi feroce. Per molti, un segnale chiaro e concreto di una battaglia senza esclusione di colpi tra la magistratura e parte di una politica che denuncia un’aggressione strumentale ai propri rappresentanti. Il caso si rappresenta come il simbolo di una linea di confine tra le toghe e il potere esecutivo. Il passato politico di Cuffaro e Romano contiene un archivio di battaglie giudiziarie, assoluzioni, polemiche.

Oggi quel passato ritorna dentro un clima teso e già arroventato, nel quale le opposizioni cavalcano la prossima consultazione elettorale come la soglia finale di un ennesimo attacco, auspicato come definitivo, al governo Meloni.

Mentre, addirittura, da giorni i media si interrogano sui prossimi testimonial del Comitato del Sì, abbracciando con la presenza di artisti e intellettuali, cantanti ed attori, la spettacolarizzazione del tema. Un argomento, riconosciuto nella sua ampia complessità perfino dai più intellettualmente onesti addetti ai lavori, banalizzato nella canea televisiva e social che verrà.

Parla Romano

Lo ha capito bene uno degli indagati, Saverio Romano. Fin dalla giornata di ieri, con un video affidato ai social, il parlamentare di Noi Moderati ha prima stigmatizzato la fuga di notizie precedenti alla notifica degli atti agli stessi indagati. E, quasi sorridendo, si è poi detto “più che tranquillo”.

“Mi viene contestato – spiega – di avere ricevuto una promessa di assunzioni, contratti, subappalti e altri vantaggi patrimoniali”. “Assicuro tutti – aggiunge – che in questa vicenda non ho mai ricevuto alcuna promessa per la semplice ragione che non ho mai chiesto nulla a nessuno e perché non mi sono mai occupato di questa vicenda”. “Non troveranno mai – precisa – nessuna carta, nessuna intercettazione che mi riguarda direttamente, sulla quale sono intervenuto, dove c’è una richiesta di condizionamento, richiesta di promesse, richiesta di alcunché”. “Hanno inteso fare un processo mediatico – attacca – su una cosa che io considero una bolla di sapone”. “E una vicenda enorme, surreale, alla quale però non solo non mi sottraggo, ma dall’altro lato – conclude – rispondo colpo su colpo”.

Poi si domanda: “E’ iniziata la campagna referendaria?”. L’identità gli chiede se il suo auspicio che il giudice rigetti la richiesta di arresti sia una buona conferma della validità della riforma che separa le carriere. Risponde: “Proprio così”.


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