Cronaca

Roma torna violenta. Il sindaco Gualtieri se ne accorge solo adesso

di Rita Cavallaro -

ROBERTO GUALTIERI - SINDACO DI ROMA


Roma a mano armata, con i criminali freddati nelle strade come ai tempi della Banda della Magliana e il sindaco Roberto Gualtieri che lancia l’allarme sicurezza. “Grande preoccupazione per il terzo omicidio a Roma nel giro di pochi giorni. Si nomini subito il nuovo prefetto e si convochi urgentemente il comitato per l’ordine e la sicurezza per rafforzare gli interventi di contrasto alla criminalità organizzata e allo spaccio di stupefacenti”, ha detto il primo cittadino, senza fare mistero di una situazione che nella Capitale sta sfuggendo di mano alle forze dell’ordine. Perché se già gli accoltellamenti di Termini, gli stupri nelle zone della movida e il degrado dei clandestini hanno messo a dura prova l’immagine della Città Eterna prossima al Giubileo, ora i regolamenti di conti tra i clan in fermento per il controllo del territorio sono il colpo di grazia e scoperchiano quel tappeto sotto il quale, per anni, è stata nascosta la polvere, nell’assunto politico che a Roma la mafia non c’è. Eppure, con tre brutali omicidi che hanno tinto di sangue le strade della città in cinque giorni, è dovuta intervenire proprio l’Antimafia, che ha preso le redini delle indagini non appena una scarica di proiettili, poco prima delle 20 di lunedì sera, ha crivellato il 51enne Luigi Finizio, mentre metteva benzina in un distributore di Torpignattara. La vittima, d’altronde, non è un balordo qualunque, ma il cognato di Angelo Senese, fratello di quel Michele Senese il cui nome è di per sé sinonimo di criminalità organizzata. Più precisamente il super boss Senese, detto O’ Pazzo, è il capo del clan camorristico che da Afragola, negli anni Settanta, ha impiantato nel quadrante delle Torri una succursale del mercato degli stupefacenti. Il gruppo malavitoso, nel tempo e con la collaborazione del clan romano dei Moccia, ha affiancato ai fiumi di droga tutta una serie di affari illeciti che, grazie alla compiacenza di insospettabili prestanomi, si ramificano in attività economiche all’apparenza legali. In un territorio ben delimitato, i cui confini di operatività finiscono laddove inizia il quadrante est della città, territorio sotto il controllo esclusivo dei Casamonica. Ed è in quella zona “di competenza” della potente famiglia di origine sinti, il Quadraro, che lunedì sera due sicari, a bordo di una motocicletta e con i volti coperti da caschi, hanno teso l’agguato a Finizio, che qualche minuto prima aveva parcheggiato la sua Twingo blu davanti alla pompa di benzina in via dei Ciceri, per fare rifornimento. I killer lo hanno sorpreso, scaricandogli addosso otto proiettili calibro 9 per 21, quattro dei quali non hanno dato scampo all’uomo, pregiudicato per droga, rapina e ricettazione. Finizio è crollato a terra, nel sangue, ed è morto in pochi minuti. A dare l’allarme i residenti terrorizzati, richiamati da quegli spari esplosi con disinvoltura in un orario in cui per strada giravano passanti diretti a casa per cena. Qualcuno ha visto di sfuggita i due sicari mentre si dileguavano con la moto a tutta velocità, ma nessuno ha saputo fornire dettagli utili all’identificazione. Ora gli inquirenti setacciano il telefono della vittima, per ricostruire le sue ultime ore di vita e i contatti avuti prima dell’agguato mortale, e cercano nelle immagini delle telecamere della zona elementi utili a individuare gli assassini. Non hanno dubbi, comunque, che il delitto sia stato eseguito in perfetto stile mafioso del regolamento dei conti, sulla stessa scia di quello commesso la sera dell’8 marzo a Casal de’ Pazzi, dove un muratore romeno di 33 anni, Mihai Stafan Roman, è stato freddato davanti alla sua casa di via Francesco Selmi, da due pallottole che lo hanno centrato alla testa e all’addome. Anche in quell’occasione i sicari erano due, sempre in sella a una moto e poco prima di cena. La vittima aveva raccontato ai suoi familiari di essere stato minacciato di morte a giugno e almeno uno dei due assassini conosceva il muratore, perché prima di sparare lo ha chiamato per nome. La pista più battuta per il movente è legata a uno sgarro: l’ipotesi è che lo straniero fosse legato a un gruppo dedito a furti e rapine nella Capitale e che sarebbe stato punito per la mancata spartizione di un bottino. È in un debito non saldato nel giro dello spaccio di droga, che sarebbe maturato pure l’omicidio dello chef 41enne Emanuele Costanza, titolare del ristorante Osteria degli artisti all’Esquilino e cugino della vincitrice del Grande Fratello 3 Floriana Secondi. Nonostante la confessione del suo assassino Fabio Giaccio, un 43enne di origini campane che lo scorso venerdì ha piantato alla vittima una pallottola in testa, gli investigatori non sono del tutto convinti che si tratti di un “semplice” dissidio tra i due, con precedenti per stupefacenti, e stanno approfondendo alcuni indizi per escludere la partecipazione di un mandante. Tre delitti in cinque giorni, ma soltanto gli ultimi. La mattina del 22 febbraio il pr barese Francesco Vitale era precipitato in circostanze misteriose dal quarto piano di un appartamento alla Magliana, dove era stato tenuto segregato per 12 ore e torturato, nel corso di un rapimento su commissione per debiti legati alla droga, nell’ambito della criminalità organizzata. È su questi delitti che indaga l’Antimafia, convinta che nella Capitale sia in corso una guerra tra clan per la scalata sul territorio.

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