Attualità

PRIMA PAGINA – Rovazzi-Sala, il sindaco con la coda di paglia e i maranza

di Lorenza Sebastiani -


Il dissing della settimana è abbastanza strampalato, da un lato Fabio Rovazzi e dall’altro la politica.
Andiamo bene, direbbe qualcuno. Eppure il trentenne meneghino, cantante e youtuber, da quando ha promosso il suo nuovo progetto discografico “Maranza” via social, che ironizza sulla figura del tipico criminalotto milanese senz’arte né parte, ha scatenato le peggio forze dialettiche in campo. In pratica, per promuovere un singolo, ha inscenato il furto del proprio smartphone durante una diretta Instagram, in cui la città milanese era un chiaro sfondo, anche se non menzionata direttamente. Definire quel video un successo virale è riduttivo. In sette ore, come ha dichiarato Rovazzi stesso, è scoppiato il mondo. E anche (e soprattutto) la politica locale.
Da una parte, sui social, chi grida da mesi a una Milano invivibile si è sentito finalmente rappresentato, dall’altra chi invece giudica esagerato chi (anche solo) accenna a un concetto di ‘Milano insicura’, si è sentito danneggiato. E pure offeso.
Addirittura l’assessore Pierfrancesco Maran del Pd, in chiaro odore di elezioni, ha twittato: “Ma che bella trovata, Rovazzi! Anche noi milanesi potremmo avere un’idea divertente di marketing e simulazione di reato. Anche perché troppi ‘vip’ ultimamente si stanno facendo pubblicità simulando reati qua”.
Ma chi? Ma quali? Poi quale simulazione? Mica Rovazzi ha sporto una vera denuncia per una falsa rapina.
Ma qui il dubbio sorge spontaneo, il problema è l’insicurezza di Milano, oggettiva per chi vi trascorre periodi più o meno lunghi, oppure un cantante che si è inventato una strategia d’effetto per lanciare la propria canzone? Meglio condannare le finte rapine o ignorare quelle vere?
Intanto Milano si conferma maglia nera nell’indice di Criminalità 2023 del Sole 24 Ore, con 6.991 reati denunciati ogni 100mila abitanti nel 2022 e denunce in crescita del 3.5% nel primo semestre del 2023, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Il punto è solo uno. Se in tanti hanno creduto che quel video fosse vero dal primo all’ultimo secondo, cioè che sia possibile filmare facilmente il furto di un telefonino per strada, probabilmente l’immagine di Milano è già danneggiata di per sé.
Insomma, guai a far finta che nel capoluogo lombardo ci sia un problema di furti o scippi. E se ci sono pestaggi, risse vere con vip protagonisti, le mettiamo sotto il tappeto.
La trovata pubblicitaria del “falso furto” di Rovazzi, insomma, ha scatenato reazioni persino da parte del primo cittadino milanese Beppe Sala, che riferendosi al cantante e influencer, ha usato parole dure. «È un comportamento arrogante per il fatto in sé, ma anche per aver voluto rivendicare la cosa, quasi a dire ho ricevuto molti complimenti perché ho fatto qualcosa che dal punto di vista pubblicitario ha colpito», ha spiegato il primo cittadino democratico. E ancora: «Se vogliamo una società in cui chi ha un minimo di visibilità può permettersi di non rispettare le regole e gli altri poveri diavoli invece sì, ecco – ha detto il sindaco – non è quella che vorrei io».
Ma non era il governo di destra, quello reo di non valorizzare sufficientemente la cultura e gli artisti? Com’è che un guizzo di genialità viene subito tacciato per pericolo pubblico e pericoloso veicolo diffamatorio?
In riferimento alle parole del primo cittadino, Rovazzi si è però sentito di replicare. «Ne sono dispiaciuto e anche un po’ sorpreso, visto che pochi mesi fa Sala si è prestato a fare da comparsa nel video promo di lancio del nuovo disco dei Club Dogo (che tra l’altro era bellissimo) in cui Milano viene rappresentata come Gotham City (la città criminale per eccellenza), ma nessun assessore ha minacciato di querelarlo». Infine, una battuta sull’assessore Maran: «Ci tengo a precisare che l’attacco di Maran non fa parte delle strategie di marketing nonostante il nome dell’assessore assomigli molto al titolo del mio nuovo pezzo».
L’influencer si è poi detto dispiaciuto per la strumentalizzazione della vicenda. E ha sentito il bisogno di difendersi, facendoci sentire chiaro il rumore di unghie che scivolano sullo specchio. «L’accostamento reato-Milano è stato fatto dalla stampa e dai politici. Forse si è trattato di un riflesso condizionato perché Milano è effettivamente in una situazione disastrosa. Di certo non è un’associazione riconducibile alla mia diretta, nella quale Milano non viene mai nominata».
Ha poi aggiunto. «Mi sono ritrovato al centro di una tempesta mediatica, attaccato da politici e giornalisti che prima mi hanno usato per fare notizia e poi si sono sentiti traditi».
Poi però anche le scuse. Forse eccessive. «Ma siccome non mi piace fare la vittima, chiedo scusa per il disagio che ho involontariamente creato». La trovata pubblicitaria per sponsorizzare il suo nuovo album, probabilmente, dice lo stesso artista, «mi è un po’ sfuggita di mano. Ma credetemi, Milano mi sta a cuore quanto sta a cuore a voi», ha aggiunto.
In ogni caso è assurdo che qualora qualcuno sfiori l’argomento ‘Milano insicura’ si ritrovi negazionisti di rilievo pronti a snocciolare dati parziali e fuorvianti.
Intanto, solo una certezza su tutte: Rovazzi ha centrato la sua strategia di comunicazione. E da martedì 21 maggio uscirà su tutte le piattaforme anche un podcast sperimentale: ‘2046’. Una serie di tredici episodi con uscita a cadenza settimanale in cui insieme allo speaker radiofonico Marco Mazzoli, interpellerà innovatori, leader d’opinione, artisti e molti altri, che racconteranno sle loro storie personali, le loro sfide e le loro visioni per il futuro.
Chi altro se la prenderà? Quale sarà il prossimo a non capire che i social vanno letti con sapienza e disincanto?


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