Esteri

Russia all’Onu: “Nessun progresso sulle indagini sui giornalisti uccisi in Ucraina”

Tutti parlano dei cronisti morti da febbraio in poi, nessuno di quelli caduti in anni di attacchi di Kiev al Donbass

di Adolfo Spezzaferro -


L’Ucraina non ha fatto progressi finora nelle indagini su numerose uccisioni di giornalisti, mentre le nazioni occidentali preferiscono chiudere un occhio sulla cosa. A lanciare l’accusa il rappresentante russo all’Onu Fedor Strzhizhovsky. “Oggi molti hanno parlato della presunta sicurezza garantita dei giornalisti in Ucraina. Ovviamente, capiamo che il mondo occidentale di oggi può solo parlare bene dell’Ucraina oppure non parlarne affatto. Ma dopotutto ci devono essere dei limiti a tutto questo fumo negli occhi”, ha detto a una riunione informale degli Stati membri del Consiglio di sicurezza Onu, intitolata appunto “Protezione dei giornalisti”.

Il rappresentante russo poi lancia un’altra bordata contro Kiev. “Ricordiamo che l’Ucraina aveva smesso di essere un posto sicuro per i giornalisti, in particolare quelli che si oppongono alle autorità ucraine, molto prima che iniziasse la nostra operazione militare speciale. Oltre a tutte le misure per inasprire la censura, le organizzazioni ucraine per i diritti umani hanno registrato ripetuti casi di attivisti di estrema destra che hanno bloccato canali televisivi che le autorità di Kiev non avevano accolto favorevolmente”. Secondo il diplomatico, in Ucraina si sono verificati numerosi casi di intimidazione dei corrispondenti e di ostacolo alla loro attività professionale, con la totale permissività delle forze dell’ordine ucraine.

I numeri parlano chiaro e sono drammatici. “A partire dal 2014, più di 20 giornalisti sono morti in Ucraina. Ciò è accaduto sullo sfondo di un conflitto armato nel Donbass che l’Occidente fa finta di non vedere”. Tra questi casi, il diplomatico russo ha voluto citare “l’uccisione del fotoreporter Andrei Stenin, del cameraman Anatoly Klyan, del giornalista e scrittore Oles Buzina, del giornalista e fotografo Andrea Rocchelli, del giornalista Pavel Sheremet, il corrispondente Igor Kornelyuk, del tecnico del suono Anton Voloshin e di altri”. “Purtroppo, non ci sono stati progressi nelle indagini su quegli omicidi e sulla maggior parte dei casi di violenza, per non parlare delle violazioni della libertà dei media. È un peccato che nessuno abbia avuto abbastanza coraggio per affrontare questo tema durante l’odierno incontro di Arria”, ha concluso.

Fa specie che i media mainstream da quando è scoppiata la guerra hanno dato risalto ai giornalisti morti sotto i bombardamenti russi ma non hanno mai fatto riferimento a chi è morto durante gli attacchi ucraini nel Donbass negli anni precedenti all’operazione speciale di Putin.


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