Politica

“Salvini mai in discussione. Ci votano per l’autonomia. Ora nessuno la blocchi”

di Edoardo Sirignano -

MASSIMILIANO ROMEO LEGA


“La nostra Autonomia farà bene anche al Centro e al Sud. Nessuno sarà penalizzato. Gli elettori lo hanno capito e manterremo l’impegno preso, a qualunque costo”. A dirlo Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato.
I sondaggi vi davano per spacciati. Al contrario uscite dalle regionali più forti di prima. Perché?
La Lega ha ritrovato, nell’ultimo periodo, quell’identità che aveva perso un po’ per colpa nostra, un po’ perché negli ultimi anni si è parlato solo di Covid. Mi riferisco ad Autonomia e Federalismo. Tutto il lavoro fatto dal governo è stato riconosciuto dai nostri elettori. Altra ragione di questo risultato, poi, il senso di squadra ritrovato. La gente si riconosce in una classe dirigente competente, nel buon governo sui territori. Riorganizzare il partito, con l’avvio della stagione congressuale, indubbiamente, ha ridato entusiasmo e forza ai militanti. Si è rivisto lo spirito di radicamento sul territorio.
Quali saranno i tempi sull’Autonomia?
La strada è lunga. L’importante era partire. Il disegno di legge che andrà in Parlamento tiene conto della realizzazione dei livelli essenziali delle prestazioni, del fondo di perequazione. Detto ciò, saranno i governatori a decidere le materie sulle quali sarà chiesta maggiore autonomia. Questa, comunque, non farà bene solo al Nord, ma introducendo il principio della responsabilità, anche al Centro e al Sud. Per questo ci batteremo. Saranno valorizzate le peculiarità, senza togliere niente a nessuno.
Ci faccia un esempio…
Quanto spende lo Stato per le politiche industriali o la formazione professionale in Lombardia? Vogliamo che il compito sia affidato a noi, così sarà portato avanti in maniera migliore e risparmiando risorse.
Sul Pnrr, intanto, Meloni accentra le competenze. Ciò non è un controsenso rispetto a quanto predicato dal Carroccio?
Sappiamo che ci sono scadenze ravvicinate da rispettare. A causa delle politiche di austerity, imposte dall’Europa, spesso non c’è il personale in grado di stare dietro alle tempistiche richieste. In questo caso, quindi, è indispensabile un intervento dal centro per accelerare e non perdere finanziamenti.
Tanti elettori della Lega al Nord, pur non essendo crollata, scappano verso Fratelli d’Italia. Come recuperare l’appeal perduto?
Sapevamo, sin dal principio, che Fdi avrebbe giovato dell’onda lunga delle politiche. Detto ciò, la Lega, in Lombardia, se sommiamo i voti presi dalla lista di partito, che ha guadagnato rispetto alle politiche, a quelli della civica con a capo Fontana, è molto vicina a Fdi. Cresciamo, comunque, non solo al Nord. Basta vedere i dati del Lazio.
Le difficoltà sono state superate?
Non facciamo trionfalismi. Occorre lavorare, rimboccarsi le maniche, mettere al centro quanto ci distingue dagli altri, ovvero quel rapporto diretto e capillare con il territorio e i nostri amministratori. La Lega è il sindacato del territorio.
Altro importante appuntamento elettorale sono le amministrative. Il candidato a sindaco di Milano sarà un leghista?
La coalizione punterà sull’uomo o donna che avrà più chance per vincere, a prescindere dall’appartenenza politica. L’importante, facendo tesoro degli errori del passato, è trovare il candidato molto tempo prima rispetto alla scadenza del mandato. È sbagliato arrivare all’ultimo secondo.
L’alleanza, però, non è sempre è salda. Berlusconi, ad esempio, si differenzia sulla politica estera. Giusto fornire per sempre le armi a Zelensky?
È giusto e sacrosanto, l’abbiamo detto in più interventi, aiutare l’Ucraina. Se non lo avessimo fatto, Putin avrebbe invaso il paese nel giro di pochi giorni. Dopo un anno di guerra, però, è necessario che i vari governi concentrino le energie nel cercare un cessate il fuoco. Altrimenti c’è il rischio che la situazione peggiori e che la guerra prenda una piega sempre più atroce. Il rischio di una guerra atomica non va sottovalutato.
Si ritrova, quindi, sulle posizioni del Cav?
Berlusconi, uomo di pace, ha voluto sottolineare l’esigenza di un piano Marshall per ricostruire l’Ucraina. La sua unica priorità, come la nostra, è la fine del conflitto.
Prima delle regionali, si voleva cambiare il vertice del partito. Dopo questo risultato, la leadership di Salvini resta salda?
Non è mai stata in discussione. Ci sono stati degli errori. Sono arrivate delle critiche. La Lega, però, tramite la stagione congressuale, ha cominciato ad analizzare gli sbagli. Stiamo lavorando per cercare di migliorarci. Il risultato delle regionali dimostra che siamo sulla strada giusta. Possono capitare periodi buoni e altri meno, l’importante è rimettersi in carreggiata. Salvini è ripartito dalle difficoltà, trasformandole in opportunità. Ecco perché è un leader.
Il prossimo congresso non prevede un cambio della classe dirigente?
Siamo partiti dai Comuni e dalle Province, per poi passare alle Regioni e al nazionale. Ci vorrà del tempo. Gli appuntamenti elettorali, d’altronde, hanno rallentato il processo. Adesso, comunque, si procede in maniera spedita. Il congresso sarà un’occasione per dare spazio a ogni istanza, nonché valorizzare il nostro capitale umano.
Le liste civiche spesso sono il simbolo di chi chiede più spazio. Anche in Friuli, Fedriga, ad esempio, sembri stia lavorando per una sua compagine. Bisogna tenere in considerazione tutto ciò?
I governatori hanno un loro consenso personale, che è sbagliato non valorizzare. Non c’è nulla di nuovo. Stiamo parlando di un qualcosa che va avanti dai tempi di Maroni. Lo fanno tutti, perché non dovremmo farlo noi. Da una parte c’è il voto di lista, dall’altra quello verso il presidente, ma non esistono leghisti di serie a e di serie b.
Qualcuno, come si diceva per Bossi, potrebbe contarsi sulle compagini senza simbolo?
Chi lo dice vuole solo seminare zizzania all’interno del partito. La Lega non cade nel tranello e quanto venuto fuori dalle urne lo dimostra.

Torna alle notizie in home