Cultura & Spettacolo

Samantha Casella e quel fascino nascosto nel cuore

di Nicola Santini -


“Santa guerra” è il titolo del suo film d’esordio che, sin dall’anteprima avvenuta con un evento speciale all’interno della 79esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, è riuscito a spiazzare la critica al punto di ricevere paragoni con pellicole di registi del calibro di David Lynch. Samantha Casella, regista in forte ascesa nell’attuale panorama cinematografico grazie ai premi che continua a ritirare in tutto il mondo grazie al lungometraggio che vede nel cast Eugenia Costantini, Emma Quartullo e Maria Grazia Cucinotta, racconta tutti i progetti professionali all’orizzonte a L’Identità.
Samantha, come nasce il progetto legato al film “Santa guerra”?
Sono da sempre affascinata da ciò che si nasconde nel cuore delle persone, quel qualcosa che va oltre al lato oscuro, ma che diventa come una sorta di urlo incastrato in gola. “Santa Guerra” è un viaggio nel subconscio di una donna incapace di superare un trauma. Avvenendo tutto nella sua mente, è un’esplorazione non lineare, non narrativa, che si apre a una dimensione onirica, surreale.
Come sei arrivata alla scelta definitiva del cast?
Eugenia Costantini è una attrice di incredibile talento, ma in un primo momento l’ho scelta per il volto. Sono convinta che nessuno avrebbe potuto sostituirla e che sia riuscita a far pulsare il cuore del film. Anche Emma Quartullo l’ho trovata perfetta perché avevo bisogno di un volto che evocasse una certa innocenza, una certa purezza. Mentre di Ekaterina Buscemi mi ha colpita la sua intensità. Quanto a Maria Grazia Cucinotta, da ragazzina rimasi abbagliata da “Il Postino” e la sua presenza ha per me un significato profondo.
Com’è stato misurarsi con una duplice veste impegnativa come quella di regista e attrice?
Tendo a essere molto severa con me stessa e alternarmi tra davanti e dietro la macchina da presa è stato un po’ pressante. Mi ha convinta Antonio Micciulli, con cui ho scritto la sceneggiatura, e che mi riteneva giusta. Poi certo, anche la produzione è stata d’accordo.
Quale vorresti fosse il messaggio che arrivasse al pubblico attraverso il film?
Non mi ritengo in grado di lanciare messaggi, ma indubbiamente questo film suggerisce quanto sia importante mettersi a nudo e che forse è possibile salvarsi solo con l’accettazione e il perdono, principalmente di se stessi.
Dall’uscita nelle sale, la pellicola ha ricevuto numerosi premi. Ti aspettavi un riscontro di questo tipo?
No e penso che il percorso di “Santa Guerra” sia per alcuni aspetti irreale. Abbiamo vinto oltre duecento premi distribuiti nelle categorie più disparate ed in oltre trenta paesi differenti, dagli Stati Uniti all’India, dal Canada all’Australia, in Iran, in Medio Oriente, in Africa. Ma al di là dei premi mi scuote nel profondo ricevere tanti messaggi d’amore nei confronti di questo film, da parte di persone che provengono da culture distanti.
Il premio non ancora conquistato e che non vedresti l’ora di poter ricevere?
Penso che i premi davvero importanti non hanno nulla a che vedere con il cinema. Vorrei un po’ di serenità in più. E vorrei vedere intorno a me persone che credono nel futuro e che non rinuncino mai a dar voce al loro talento.
Tra tutte le esperienze professionali finora affrontate, a parte il film, di quale vai più fiera?
Amo “To a God Unknown”, un cortometraggio diviso in tre capitoli che presenta estratti da opere di Esenin, Steinbeck e Rimbaud, tutti in lingua originale. Sono orgogliosa dei documentari girati in ambito artistico, dall’aver seguito la lavorazione della Via Crucis di Emanuele Severino ora installata al Pantheon, alla costante collaborazione con maestri come Giovanni Scardovi, Sergio Monari e Giovanni Bubani; che tra l’altro hanno prestato le loro opere anche in “Santa Guerra”.
Un attore e un’attrice che vorresti dirigere?
Ci sarebbero tantissimi nomi perché amo a prescindere gli attori e le attrici, li considero preziosi. Ho una vera e propria adorazione per Nicole Kidman e spero ci saranno altre occasioni di lavorare con Eugenia Costantini. Ecco, tra gli uomini mi piacerebbe lavorare con Riccardo Scamarcio.

Torna alle notizie in home