Esteri

Sánchez rieletto presidente in Spagna

di Angelo Vitolo -


Pedro Sánchez è stato rieletto presidente del secondo governo di coalizione democratica (PSOE e Sumar) in Spagna, con il sostegno dei partiti nazionalisti e indipendentisti.

Dopo una giornata di dibattito a tratti aspro, iniziata questa mattina con il portavoce di Bildu, Mertxe Aizpurua, e conclusasi con l’intervento del portavoce del gruppo socialista, Patxi López, il voto sulla candidatura del socialista alla presidenza del il governo per il quale Pedro Sánchez è stato rieletto con la maggioranza assoluta e più sostegno da parte della Camera di quanto ne abbia ricevuto nel 2020.

Una volta terminato lo scrutinio, Sánchez ha prestato giuramento come presidente al primo turno, per il quale gli sono bastati 176 voti sui 350 del Congresso: i 179 voti (Sumar, ERC, Junts, Bildu, PNV, BNG e Coalizione delle Canarie) che aveva già incassato e che i portavoce dei diversi gruppi avevano già confermato dalle rispettive tribune durante il dibattito. Questi voti rappresentano “più di 12 milioni di cittadini che hanno scelto di andare avanti invece che indietro”, ha affermato prima della votazione il neoeletto presidente dell’esecutivo.

Nel dettaglio, i 121 deputati del PSOE, 31 di Sumar, 7 di Esquerra Republicana (ERC), 7 di Junts, 6 di EH Bildu, cinque del Partido Basque National (PNV), uno del Blocco nazionalista galiziano (BNG) e uno della Coalizione delle Canarie (CC), a fronte dei 171 contrari che si aggiungono ai 137 del Partito Popolare (PP), 33 di Vox e uno dell’UPN.

L’evento si è svolto in un momento di forte tensione politica a causa delle proteste contro la legge di amnistia registrata dai socialisti.

Durante il dibattito che ha condotto all’elezione di Sánchez, il portavoce del PSOE, Patxi López, ha raccomandato al PP di non seguire Vox nella sua durezza verbale contro l’amnistia. “Non continuate a nutrire la bestia, perché finirà per divorarvi”, ha detto. La sinistra nazionalista, invece, ha ricordato al presidente: “Noi siamo i sostenitori dell’indipendenza e della sovranità che impediscono al blocco reazionario di arrivare al potere”.


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