Salute

“Sanità digitale la svolta nel Paese che invecchia”

di Eleonora Ciaffoloni -


L’Italia è un Paese che invecchia. E non è un modo di dire: i cali delle nascite e quindi della popolazione giovane ci presentano stime di longevità che non passano inosservate. E per una popolazione sempre più anziana servono servizi più adeguati, soprattutto per il sistema di welfare e quello dell’assistenza sociosanitaria. Un adeguamento che desta preoccupazione e che è già stato messo sotto la lente di ingrandimento dal ministro della Salute Orazio Schillaci, intervenuto ieri al seminario organizzato dalla Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere) a Roma.
Con un occhio al presente e uno al futuro, il ministro ha fornito i dati sull’invecchiamento della popolazione: attualmente l’Italia “con i suoi 13,8 milioni di ultra 65enni è tra gli Stati europei con maggiore longevità”, ha ricordato. E se si guarda ai prossimi anni con questo trend di crescita, quello che si prospetta nel nostro Paese è un ulteriore invecchiamento della popolazione. Difatti, ha specificato il ministro: “le stime dicono che nel 2050 una persona su tre avrà più di 65 anni e la quota degli over 75 sulla popolazione totale, attualmente pari al 22,4%, nei prossimi 20 anni arriverà al 29%, mentre gli over 85 saranno il 5%”.
Ciò significa che, nonostante le sempre migliori condizioni di vita, crescerà in gran numero parte della popolazione considerata “fragile” e quindi bisognosa di assistenza e servizi. Perché avere una prospettiva di vita sempre più lunga, non significa avere una popolazione sana, ma avere una popolazione più longeva e quindi, spiega il ministro Schillaci “un crescente numero di anziani affetto da patologie croniche o che versa in condizioni invalidanti”. Inoltre, se “consideriamo che almeno un anziano su due ha almeno una malattia cronica o delle comorbilità, e che la perdita di autonomia colpisce maggiormente gli anziani con reddito più basso è chiaro quanto i bisogni assistenziali legati alla terza età siano destinati a crescere e a diventare un tema ancora più centrale nei prossimi anni”.
Difatti, già prendendo in considerazione lo scenario attuale, possiamo osservare le prime esigenze: l’Italia conta 6,9 milioni di over 75, di cui 2,7 milioni con gravi difficoltà motorie, comorbilità e un’autosufficienza gravemente compromessa e di questi circa un milione vive solo o con familiari con un livello di aiuto ritenuto insufficiente. Uno scenario che si evidenzia come già in evoluzione che ha la necessità di essere seguito a ruota da misure che si adattino al cambiamento.
E la linea del ministro Schillaci è proprio questa, ovvero perseguire la necessità di “rispondere a bisogni inevasi attraverso l’implementazione della rete assistenziale”. Come farlo? Intanto, con il disegno di legge delega di riforma dell’assistenza agli anziani: un provvedimento che ha l’intenzione di avviare un programma di tutela e di miglioramento della qualità della vita delle persone anziane.
A detta del ministro, già la prossima settimana il testo arriverà al Senato, per poi passare alla Camera per l’approvazione definitiva, con l’obiettivo di “avere la norma vigente entro il 31 marzo”. E non solo. Schillaci ricorda che, anche a livello di assistenza domiciliare, sono stati stanziati 2,7 miliardi di fondi del Pnrr destinati alle Regioni – soggetti attuatori del potenziamento dell’assistenza domiciliare.
L’obiettivo è avere nel 2026 una copertura del 10% della popolazione degli over 65. Primi passi che iniziano a intravedersi in una strada che potrebbe farsi sempre più impervia. Investimenti sulle strutture, sul sistema di assistenza, ma senza dimenticare la grande piaga che affligge il Sistema Sanitario Nazionale, ovvero la mancanza di medici e di personale sanitario.
E proprio su questo problema, il ministro Schillaci ha voluto ribadire che, ogni misura e ogni sforzo dovranno essere accompagnati da un “importante investimento sul personale che deve far funzionare una rete capace di una presa in carico adeguata ai bisogni”.

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