Salute

SANITÀ IN CODICE ROSSO

di Eleonora Ciaffoloni -

CAMPUS BIO-MEDICO OPERATORI SANITARI MEDICO CORSIA OSPEDALE OSPEDALE


Codice rosso per il Sistema Sanitario Nazionale. Una crisi prodotta da una sommatoria di problematiche sottostimate e irrisolte che in oltre 15 anni di “indifferenza” hanno portato il nostro settore sanitario a un punto di non ritorno.
A denunciarlo è la Fondazione Gimbe che, per voce del presidente Nino Cartabellotta ha annunciato la necessità di un “radicale cambio di rotta”. Un annuncio che precede la presentazione, da parte di Gimbe, del Piano di Rilancio del SSN, in programma a Bologna venerdì 31 marzo.

SANITÀ E DEMOCRAZIA

Una crisi che Gimbe attribuisce anche ai governi che, negli ultimi anni, sono stati indifferenti ai problemi del Sistema Sanitario. Governi che “oltre a tagliare o non investire in sanità, sono stati incapaci di attuare riforme coraggiose per garantire il diritto alla tutela della salute”. Gravi mancanze che ignorano alcuni pilastri incontrovertibili e cioè “che la sanità pubblica è una conquista sociale irrinunciabile e un pilastro della nostra democrazia; che il livello di salute e benessere della popolazione condiziona la crescita economica del Paese; e che la perdita di un SSN universalistico porterà a un disastro sanitario, sociale ed economico senza precedenti”. Un disastro sanitario che sembra preannunciato e che è stato indebolito, nel corso degli ultimi anni, dall’emergenza del Covid-19 che ha mostrato i punti più deboli del sistema e del settore sanitario sia dal lato dei finanziamenti pubblici – tutti destinati all’emergenza -, sia dal lato dalla gestione dei servizi e del personale, rimasti indietro e spesso dimenticati. D’altra parte, l’emergenza pandemica ha anche messo la sanità sotto ai riflettori – nel bene e nel male – dove è rimasta per poco più di due anni, per poi tornare nel dimenticatoio più malconcia di prima, con gli strascichi della “retorica degli eroi” e le sole promesse sul potenziamento della sanità pubblica.

UNA CURA CHE NON C’È

“Oggi i pazienti vivono ogni giorno le conseguenze di un SSN ormai in codice rosso per la coesistenza di varie malattie: imponente sottofinanziamento, carenza di personale per assenza di investimenti, mancata programmazione e crescente demotivazione, incapacità di ridurre le diseguaglianze, modelli organizzativi obsoleti e inesorabile avanzata del privato” tuona il presidente Cartabellotta. Un “sistema malato” che costringe i pazienti a usufruire poco – o a tratti per nulla – di un servizio pubblico a causa di liste di attesa infinite che gli enti territoriali non riescono a smaltire. Attese che si protraggono dalla pandemia, ma che portano conseguenze attuali che vanno dalla migrazione sanitaria – in altre Regioni rispetto a quella di appartenenza – alla spesa per visite e controlli nel privato, fino ad arrivare alla rinuncia alle cure. Rinunce dovute alla lunga attesa del pubblico e alle sempre minori possibilità economiche per accedere al privato. Secondo il recente Rapporto CREA Sanità, nel 2021 la spesa privata è stata in media di 1.734 euro per nucleo familiare, ovvero il 5,7% dei consumi totali. E nel 2020 oltre 600mila famiglie hanno dovuto sostenere spese gravose fino a diventare insostenibili rispetto ai budget dedicati alle spese per la salute, e quasi 380mila famiglie si sono impoverite per spese sanitarie.

FIGLI E FIGLIASTRI

Disagi che derivano da un sistema che non funziona e che si trasformano in disuguaglianze sociali. Lo aveva già reso noto, attraverso i propri canali, il Ministero della Salute che con la pubblicazione dei dati sui LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) aveva documentato “enormi diseguaglianze regionali con un gap Nord-Sud ormai incolmabile, che rende la questione meridionale in sanità una priorità sociale ed economica” ha sottolineato il numero uno di Gimbe. Disuguaglianze sociali, tra nord e sud del Paese, che potrebbero acutizzarsi – denuncia Gimbe – con l’attuazione dei provvedimenti relativi all’Autonomia Differenziata. E disugualianze territoriali che si uniscono ad altre, correlate alla residenza presso aree urbane e non, al sesso, al grado di istruzione e al reddito.
Un Sistema Sanitario, dice Cartabellotta che quindi “garantisce una ‘salute diseguale’ che si riflette anche sugli anni di vita perduti”.

CORSA AL PRIVATO

Elefante nella stanza, infine, il connubio disfunzionale tra sistema pubblico e privato, che si nota nell’offerta delle strutture sanitarie private accreditate, ovvero rimborsate con il denaro pubblico. Lo dimostrano i dati del 2021 per cui risultano private accreditate il 48,6% delle strutture ospedaliere (995), il 60,4% di quelle di specialistica ambulatoriale, l’84% di quelle deputate all’assistenza residenziale e il 71,3% di quelle semiresidenziali. Inoltre, per Cartabellotta “esiste un vero e proprio cavallo di Troia che erode risorse pubbliche dirottandole ai privati” ovvero la congiunzione tra i fondi sanitari e le assicurazioni.
Dopo la denuncia di Gimbe, che va avanti da dieci anni (dal lancio della campagna del 2013 “Salviamo il Nostro Servizio Sanitario Nazionale) ora la Fondazione con il “Piano di Rilancio del Servizio Sanitario Nazionale” del prossimo venerdì a Bologna, coglierà l’occasione per il lancio di un nuovo corso, che possa essere anche un manifesto per le istituzioni chiamate all’intervento.

Torna alle notizie in home