Attualità

SANREMO, NON SI FERMA IL CAOS TELEVOTO. IL CODACONS CHIEDE CHIAREZZA.

di Lorenza Sebastiani -


NEL MIRINO DELL’ASSOCIAZIONE DEI CONSUMATORI ANCHE IL POSSIBILE USO DI BOT E CALL CENTER

Tempesta televoto a Sanremo e sospette irregolarità. Il Codacons ha notificato alla Rai, alla Commissione di Vigilanza, all’Agcom e ai gestori di rete mobile un’istanza per avere accesso a tutti i dati del voto di Sanremo: televoto, giurie della radio e della sala stampa.
Marco Ramadori, avvocato e membro del collegio di presidenza del Codacons, spiega la volontà, da parte dell’associazione dei consumatori, di fare luce sulle modalità di voto della celebre kermesse: «Il televoto deve essere improntato a criteri di eguaglianza, trasparenza e imparzialità al fine di garantire ai votanti pari opportunità di incidere sull’esito finale della competizione cui il servizio è abbinato».
Ma i quesiti si spostano anche sulla mole enorme di voti confluita nel televoto (in finale e non solo), che ha generato più di un dubbio da parte degli addetti ai lavori. Uso di call center? Uso massiccio di sim assegnate a identità fittizie? A quanto ammontano questi voti, qual è la loro entità reale?
Nonostante tali domande siano già state rivolte da più parti all’organizzazione Rai, al momento i dati non sono stati resi pubblici.
«Voti apparentemente non recapitati, feedback di ricezione pervenuti solo nei giorni successivi. Sono tante le anomalie a cui chiediamo una risposta da parte della Rai, concessionaria ricordiamo di un pubblico servizio», precisa Ramadori. Sui social in effetti, circolano segnalazioni di mancati feedback alle votazioni, ma non è chiaro se quei voti siano stati o meno conteggiati, nonostante gli addebiti telefonici in molti casi ci siano stati eccome. Ma quel costo, a favore di chi va? «0,50 centesimi a voto, di cui metà degli incassi resta all’operatore telefonico. Il restante 50% viene diviso tra società di elaborazione, rete tv, produttore dello show, titolare del format. Il televoto ovviamente è certamente una modalità prevista dalla legge e del tutto legittima. Lo è di meno se c’è un addebito nonostante il voto non sia mai arrivato a destinazione, né tantomeno conteggiato, e soprattutto se non viene garantita la massima trasparenza necessaria».

Il Codacons quindi ha depositato un’istanza di accesso ai dati delle votazioni delle tre giurie, «Vogliamo sapere quanti siano stati i voti, se siano stati recapitati in massa o in modo frammentato, per poter fugare ogni dubbio anche ad esempio sull’utilizzo di call center con sede all’estero. Per le società discografiche o altri soggetti economicamente interessati agli artisti, non deve essere possibile viziare i risultati, magari acquistando moli massicce di sim o addirittura attraverso call center in grado di spostare risultati. Per togliere ogni dubbio, è giusto ci forniscano questi dati. Questo è un problema di difficile soluzione. In passato manovre del genere sono già successe». Ramadori nel 2013 era stato indicato dall’Agcom come giudice di regolarità del televoto. «Una delibera Agcom all’epoca disponeva di indicare in sovraimpressione che il televoto fosse una modalità di voto potenzialmente soggetta a frode. L’obbligo di tale informativa non è stato successivamente confermato da Agcom. Così il problema è rimasto, non si è mai risolto».

Il televoto quindi è la modalità di voto più complessa da controllare, a partire dal facile aggiramento del limite di 5 voti a Sim. «Una eventuale mole di voti indirizzata allo stesso artista proveniente da una stessa location, magari anche dall’estero dove i controlli sui call center sono meno efficaci, tipo Marocco o Albania, sarebbe un indice molto sospetto. Ed è anche possibile intestare gruppi di sim a identità fittizie o a prestanome stranieri. La nostra istanza ha richiesto l’accesso a tutto il flusso elettronico dei voti, il quantitativo, l’oggetto del voto, la location da cui sono partiti. Abbiamo tecnici in grado di interpretare i dati. A noi non interessa ovviamente chi ha vinto, né le classifiche in sé, ma la necessaria e doverosa trasparenza per i consumatori. Visto che il televoto non era gratuito, serve la massima chiarezza per tutti i soggetti coinvolti».


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