Politica

L’INTERVISTA – Giorgio Santuz: “Precetto? Lo inventai io. Salvini il problema di Meloni, la Dc… sapeva mediare”

di Domenico Pecile -

Riccardo Riccardi (Assessore regionale Viabilità e Trasporti) e Giorgio Santuz (Presidente Autovie Venete SpA) in conferenza stampa presentano il "Piano di emergenza traffico" sulla A4 e sulla Villesse-Gorizia, a Udine. (Udine 04/08/09)


Una vita nella Dc. E nella Cisl. Deputato dal 1972 al 1992, sottosegretario con i Governi Andreotti, Cossiga, Fanfani 1 e 6, Forlani, Spadolini e Craxi. Ma anche ministro della Funzione pubblica dal 1987 al 1988 e ministro dei Trasporti dal 13 aprile 1988 al 22 luglio 1989. Ed è stato proprio lui, Giorgio Santuz, il primo ministro a usare la precettazione contro i sindacati.


Onorevole, ci può ricordare quella vicenda?
Mi ero appena insediato quando mi trovai tra le mani questa patata bollente: la precettazione di macchinisti che stavano bloccando il trasporto ferroviario. Provvedimento che attuai. Ma allora la situazione era molto diversa rispetto all’attuale braccio di ferro tra il ministro Salvini e Cgil e Uil
In che cosa era diversa quella congiuntura rispetto allo sciopero di domani?
Quella volta io precettai soltanto i sindacati dei Cobas, fautori delle proteste, mentre i confederali, che pure erano contrari a una decisione così draconiana, di fatto non la ostacolarono perché tra loro e i Cobas i rapporti non erano certo idilliaci. Così, la precettazione ebbe i suoi effetti sperati.
Lei ha trascorso una vita nella Cisl. Quanto le è giovato questa esperienza nelle trattative sindacali da ministro?
Molto, sicuramente molto. Mi ero iscritto giovanissimo alla Cisl. Ai tempi facevo l’operaio. La Cisl politicamente era alleata alla corrente di Forze nuove di Donat-Cattin. I sindacati mi consideravano uno che arrivava dalle loro fila e che quindi non contrario a priori alle loro rivendicazione e a tutti i meccanismi istituzionali di confronto.
E immagino fosse tutto un altro mondo.
Assolutamente sì, basta fare un confronto con quanto sta accadendo in questo giorni… Stiamo assistendo a uno scontro frontale, molto duro. Quando io decisi la precettazione non avevo contro i confederali, ma soltanto un gruppo. Landini, ad esempio, è uno molto tosto. Si dirà che la Cisl si è dissociata dalla protesta, ma non è la prima volta. Comunque sia, bisognerebbe andarci coi piedi di piombo.
Il ministro Salvini, invece, ha optato per la linea dura, per lo scontro frontale. Quale è il suo giudizio?
Salvini è un principiante della politica che va avanti a slogan. È uno che agisce d’istinto. Dietro non ha una vera struttura.
Ritiene che il suo comportamento possa nuocere al premier Meloni?
Meloni ama il quieto vivere ed è costretta, adesso, ad assistere a uno scontro durissimo. Sì, per lei è un bel casino anche perché non è riuscita a bloccare Salvini che gioca per conto suo pensando alle europee quindi non gliene frega nulla degli equilibri di governo. Non credo che si sia confrontato neppure dentro il Cdm.
E ai tempi della Prima repubblica come avvenivano trattative sindacali di questo genere?
Tu avevi di fronte l’Assindustria di Agnelli, i partiti strutturati e organizzati, le associazioni di categoria, i sindacati organizzatissimi. Insomma, era uno confronto tra giganti, ma anche uno scontro ideologico. Per questo serviva una grande capacità di mediazione. Adesso ovviamente viviamo tutt’altra realtà politico-istituzionale.
La capacità di mediazione era una prerogativa del suo partito, vero?
Ma certo. Ricordo che quando mi trovavo di fronte a questi scioperi nazionali mi consultavo sempre con tutti i segretari dei partiti da destra e fino al Pci e pure con le organizzazioni sindacali. Uno degli obiettivi era appunto quello di evitare la precettazione. La mediazione era il trait d’union. Ora, siamo lontani anni luce. Vede, allora un ministro non si sarebbe mai permesso di precettare senza prima consultarsi con tutti.
Ritiene allora che la scelta di Salvini possa trasformarsi in un boomerang per il governo?
Sì, è un grande problema per il governo. Salvini non ha capito che al di là delle rivendicazioni specifiche, questo è uno sciopero politico contro la crisi, i salari bassi, l’inflazione, la crisi della Sanità. Ripeto: non credo che la Meloni sia d’accordo con la precettazione. Salvini non può neppure giocare sul malcontento di chi verrebbe penalizzato dallo sciopero perché così evita di percepire il disagio che serpeggia a livello sociale.
A proposito di problemi economici, come giudica la manovra finanziaria del governo?
Il governo, tutti i governi, sono costretti a fare i conti con una realtà internazionale determinata dalle due guerre in atto. Non a caso l’America sta cercando di placare Netanyahu. Tutto questo si ripercuote sui mercati in maniera imprevedibile. Muoversi in questo contesto non è semplice.


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