Politica

Sardone (Lega): “Le risposte Ue alla crisi energetica? Pura utopia green”

di Ilaria Paoletti -


Duro intervento di Silvia Sardone contro le politiche “green” europee.

L’europarlamentare della Lega e coordinatrice ID in Commissione ambiente ha dichiarato, nel corso della sessione plenaria: “In un contesto di guerra, crisi, difficoltà serie per imprese e famiglie, l’Ue risponde con un pacchetto di misure che sono pura utopia green e non risponde assolutamente ai problemi europei. Una prospettiva di nuove tasse europee, una riconversione verso l’auto elettrica che mette fuori gioco intere filiere, nuove imposte legate all’efficienza energetica che colpiranno aziende e cittadini, nuove condizioni e obblighi che gli imprenditori non riusciranno a sostenere. Una strategia che rischia di creare enormi danni economici e sociali”, dichiara la Sardone. “L’Ue contribuisce per circa l’8-9% alle emissioni globali di CO2, ma si comporta come se avesse una quota molto più alta: assurdo”, continua. “I piani europei senza sostegni alle aziende e incentivi agli investimenti rischiano di compromettere la nostra competitività e l’orizzonte della transizione elettrica mette a rischio l’occupazione di interi comparti dell’automotive”. “Affidarsi a una tecnologia totalmente in mano ai cinesi, che controllano l’80% delle materie prime necessarie per produrre batterie, è un errore clamoroso. Il commissario Breton ha ammesso con mesi di ritardo che ‘il passaggio alle auto elettriche potrebbe significare centinaia di migliaia di posti di lavoro distrutti lungo la filiera’. Tutto ciò, mentre i rincari su energia e materie prime stanno affossando le aziende. L’Europa sta costruendo un futuro che ci troverà sottomessi al gigante asiatico: non è ciò che chiedono i cittadini europei”, conclude la Sardone. D’altronde è noto che per la produzione delle “auto elettriche” e non solo sono necessari i minerali delle terre rare. Questi 17 metalli contribuiscono alla produzione di quasi tutto ciò che è elettronico: sono presenti in smartphone, nelle macchine elettriche, nei computer e nelle turbine eoliche. Per non parlare, poi, dai sistemi di puntamento delle armi tecnologicamente avanzate.  Di fatto, non se ne può più fare a meno. E la loro produzione, attualmente, è controllata al 90% dalla Cina. Negli ultimi dieci anni, Pechino ha aumentato l’estrazione e la produzione di questi metalli. Il primato del Dragone è dovuto a una serie di fattori, come la presenza sul suo territorio delle materie prime ma anche la pressoché assente legislazione in materia di salvaguardia dell’ambiente. E sta usando il commercio di questi preziosi metalli come arma geopolitica. Un’arma che ora sembra rivolta verso di noi (col favore dell’Ue).


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