Cultura & Spettacolo

SATYRICON L’ULTIMA PROVOCAZIONE DI MADERNA

di Redazione -


Il “Satyricon” in scena al Malibran di Venezia fino al 29 gennaio potrebbe rappresentare il caloroso suggello dell’opera buffa. Ma è anche l’addio alla vita, spiritoso e provocatorio, di quel personaggio estroso e anarcoide che è stato il suo autore musicale, Bruno Maderna. Un addio alla vita che con i suoi sfoghi belluini e i suoi malinconici singulti, potrebbe ricordare una versione lacerante delle alchimie psicologiche del “Falstaff” verdiano. Ma che nella sfilza delle citazioni allusive, da Hindemith a Wagner, Ciaikovskij – il famoso tema del concerto in si bemolle – , Gluck, Rossini, Bach e l’operetta, assume la complessiva levità tutta veneziana di una pantomima, una lezione di garbo in stile Ermanno Wolf-Ferrari. Il libretto in francese, tedesco, inglese, italiano e, noblesse oblige, in latino, è un collage di momenti tratti dal romanzo di Petronio, su tutti la cena di Trimalcione. La struttura stessa dell’opera, “aperta”, formata da quadri che Maderna ha voluto dichiaratamente rendere autonomi per i futuri interpreti, era un classico del periodo (siamo ai primi anni Settanta dello scorso secolo), e i suoi numeri si succedono in libera scelta: una sorta di copione senza costrizioni programmatiche, nel quale la successione delle diverse situazioni non è definita a priori ma cambia di volta in volta, a seconda delle scelte dell’esecutore chiamato a interpretare la partitura. Ora in arie voluttuose, ora in “parlato” possiamo ascoltare il racconto della matrona di Efeso che mentre piange al cimitero la morte del marito si lascia consolare da un centurione, l’autoglorificante inno di Trimalcione alle proprie ricchezze in cui fa capolino la musica caricaturale di Kurt Weill, la lamentosa confessione dei suoi disturbi intestinali, il testamento e l’invettiva alla moglie Fortunata, una ex prostituta nuovamente tentata dal filosofo Eumolpus. L’orchestra cameristica è agile e veloce e sostiene il canto e il parlato con graffiante istrionismo, guidata da Alessandro Cappelletto a sua volta assecondato dal regista Francesco Bortolozzo, interponendo marcette e dissonanti interiezioni a momenti lirici affidati alle voci solistiche, che sfoggiano un eclettismo interpretativo padroneggiato con aura sprezzante da Marcello Nardis (Trimalchio), Manuela Custer (nel doppio ruolo di Fortunata/Quartilla), Francesca Gerbasi (Criside), Christopher Lemmings (Habinnas), William Corrò, (Niceros), Francesco Milanese (Eumolpus). E intersecato da cinque sezioni registrate sul nastro magnetico, viatico di erotici mancamenti e ossessive flatulenze tratteggiate da ironiche specifiche (“Trimalchio and animals, bande 4: music à la Webern with pigs”) e dall’assurdo apparire e dileguarsi di volatili (la sezione “Birds”), tutte presenze giustificate dalla pura vitalità animale. Ciò che più conta, è l’occasione per ricordare il compositore Maderna, del quale ricorrono i cinquant’anni dalla morte: nato nel 1920 a Chioggia, sebbene si fosse trasferito al mitico centro dell’avanguardia post-weberniana di Darmstadt dove insegnò, era rimasto un vero veneziano e parlava quasi in dialetto quando veniva a dirigere l’orchestra della Fenice. Nacque figlio illegittimo e fu cresciuto dal nonno. Successivamente trovò una dama veronese che gli fece da madre adottiva. Gli fu messo in braccio un violino e dimostrò un tale talento che fu mandato a studiare a Santa Cecilia a Roma, dove si diplomò in composizione con Alessandro Bustini. Proseguì poi gli studi a Venezia con Gian Francesco Malipiero, che gli trasmise il gusto per l’antica musica italiana di Giovanni Gabrieli, Monteverdi, Legrenzi e Vivaldi. Era stato alpino, poi partigiano, e si sottrasse alla condanna a morte dei nazisti. Insieme al critico Massimo Mila fu tra i pochi protagonisti della musica italiana a non arruffianarsi alla nomenklatura del duce e a mantenere, negli anni bui, una fede antifascista. Assieme a Luciano Berio fondò a Milano il Centro di fonologia musicale che s’interessava dell’interazione del nastro magnetico con la musica.

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