Politica

“Schlein ce la può fare Una donna segretario finalmente è possibile”

di Edoardo Sirignano -

LIVIA TURCO


“Fare 5mila gazebo vuol dire avere un popolo. La sinistra deve ripartire da chi ha un passato tra i giovani, dalle donne e non dalle alleanze. Ecco perché ho scelto Elly Schlein. Solo così possiamo pensare di battere Giorgia Meloni”. A dirlo Livia Turco, più volte parlamentare e già ministro per la Solidarietà Sociale e la Salute, nonché tra i fondatori del Partito Democratico.

Che significato assumono queste primarie per chi ha visto la nascita della creatura dem?

Sono un appuntamento molto importante. La sinistra prova finalmente a rinascere. Avendo vissuto tutti gli appuntamenti del partito, vedo partecipazione. Sento tante persone che hanno voglia di mettersi in gioco e dire la propria.

Possiamo parlare di bivio per il futuro?

Quando si sceglie il segretario o meglio un progetto di partito non è un passaggio che può essere mai sottovalutato. Bisognerà, poi, vedere quante persone andranno alle urne. Sono tutti aspetti che certamente influiranno sul futuro del partito.

Chi voterà tra i due contendenti per la successione a Letta?

Sosterrò Elly Schlein, come ho detto sin dal principio. Sono stata tra le prime a schierarsi a suo favore.

Qualcuno sostiene che abbia già perso e Bonaccini sia il designato segretario?

Non lo so. Posso, invece, tranquillamente dire che è stata condotta una campagna elettorale che mi è piaciuta perché ci sono state in campo proposte, con punti di assonanza e di differenza significativi. Allo stesso tempo, però, non è venuto mai a mancare quel clima di dialogo, che ritengo fondamentale. Mi sembra che entrambi i contendenti abbiano a cuore l’unità del partito e ciò non era scontato ai blocchi di partenza. Mi conforta molto. Da domani, inizierà la vera fase costituente, cioè quella che dovrà coinvolgere le persone, le pratiche sociali.

Come bisognerà agire?

Occorre un lavoro di cucitura tra il partito e i cittadini, andando nei luoghi in cui vivono. Detto ciò, non si parte da zero. Fare 5mila gazebo vuol dire certamente avere un popolo. Sarà pur sofferente o demotivato, ma è una forza che c’è e che si è rimessa in moto. Vedo questo dibattito come una fase positiva. C’è voglia di rivedersi, soprattutto tra chi ha idee diverse. C’è chi è tornato, chi non c’è mai stato e soprattutto ci sono i giovani. Spero si smetta finalmente con il linciaggio nei confronti del Pd. È a dir poco insopportabile.

Ritiene che per il Partito Democratico sia giunto il momento di cambiare o mantenere lo status quo è la strada da perseguire?

Assolutamente, c’è bisogno di fare qualcosa! Il partito deve darsi una linea più efficace, trovare dei punti per costruire una battaglia politica concreta. Chi ha pensato di liquidarlo o peggio ancora di sostituirsi ad esso, le famose opa, dovrà ricredersi. Non ci riusciranno né i 5 Stelle, né Renzi e la sua compagnia.

I democratici sono maturi per un segretario donna, come ha già dimostrato la coalizione di centodestra?

Voto Schlein perché al tempo della Meloni, di fronte all’umiliazione subita come donna di sinistra nel vedere che la prima presidente venga da quella destra che si è opposta alla storia della Repubblica a tutte le nostre conquiste, sia venuto il momento di dare un segnale concreto. La fiamma nel simbolo di FdI è la stessa di quel partito che nella storia di Italia si è opposto a tutte le conquiste delle donne. A parte la rottura simbolica, vedo Giorgia come una avversaria politica per le nostre battaglie. Da presidente del Consiglio, d’altronde, non mi sembra abbia fatto nulla di particolare per le donne, anzi ha cercato di ignorare il problema sull’occupazione femminile, nonché raggirarle sulle pensioni. Le italiane non hanno avuto niente dalla leader della destra. Questo è chiaro a chiunque.

Dopo le primarie, dovrà esserci un clima all’insegna della distensione degli animi tra quelle che saranno le prossime maggioranza e minoranza all’interno del partito?

Non c’è altra strada. Solo così possono essere evitate le spaccature del passato.

Si torna a parlare di svolta a sinistra. È ancora possibile?

Innanzitutto bisogna ritessere le tante file della sinistra sparse. Bisogna farla risorgere. Fondamentale, in tal senso, è il legame con la nuova generazione, quella della precarietà. Tutti dovranno avere un lavoro in grado di soddisfare le proprie competenze. Questa dovrà essere la prossima sfida del Partito Democratico. Occorrerà dare ai giovani la prospettiva di un avvenire con punti veri di riferimento. Spero che il nostro soggetto politico sappia dialogare con loro, rendendoli finalmente protagonisti. È un passaggio cruciale. Per tale ragione, ho scelto Elly Schlein, la cui storia dice che c’è sempre stata laddove ci sono stati movimenti di ragazzi e ragazze. Così si allargherà il campo progressista e non con le solite e noiose discussioni sulle alleanze. Le intese sono importanti, se costruite su battaglie e obiettivi concreti, ma non costituiscono una priorità o un punto di arrivo.

 


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