Politica

PRIMA PAGINA – Schlein e i duElly, Meloni in vista e il primo segno “+”allontana Conte

di Domenico Pecile -


Il premier Meloni non si agita di fronte alla protesta degli agricoltori, che punta al riscatto di un intero comparto soffocato dalle politiche europee e dal diktat delle multinazionali. Non si agita di fronte al caso Salis che, in conformità alle regole istituzionali – nonostante il pressing della sinistra che chiede un suo intervento in virtù dei buoni rapporti con Orban -, delega al titolare della Farnesina. Non si fa intimidire dalla patata bollente della Stellantis che agita il mondo politico e preoccupa non poco quello economico. Non si fa irretire dalle intemperanze di Vittorio Sgarbi e giudica “la decisione del sottosegretario corretta dopo il pronunciamento dell’Antitrust. E non si spaventa di fronte all’incipiente movimentismo di Salvini, leader sempre più di lotta che di governo, nel timore di essere cannibalizzato alle europee da un premier sempre in ottima salute. Anzi, Giorgia Meloni incassa – nonostante una malcelata rassegnazione della Lega Nord con la quale ha vinto l’ennesimo braccio di ferro – la riforma sul premierato dopo avere trovato un faticoso accordo in maggioranza.

Il governo ha infatti raggiunto l’intesa sul ddl costituzionale per l’elezione diretta del presidente del Consiglio. Un’intesa che ha rasserenato il clima ruvido tra Meloni e lo stesso Salvini. Meloni ha benedetto il provvedimento, che ha sempre definito “la madre di tutte le riforme”, da Tokyo, dove ha incontrato il primo ministro Kishida Fumio per attrarre maggiormente in Italia investimenti giapponesi, colloqui che sono venuti a rimorchio dell’ufficialità dell’incontro che ha suggellato il cambio di testimone per la guida del G7.

Insomma, una serie di elementi per dire che il barometro della salute politica del premier è stabilmente sul bello. E tutto questo nonostante che l’ultimo, settimanale sondaggio reso noto da La7 abbia fatto registrare una minima flessione di Fratelli d’Italia nelle intenzioni di voto: dal 28,5 al 28,1. Insomma, un irrisorio meno 0,4. Un dato che sommato alle previsioni riguardanti gli altri partiti della colazione governativa pone il centro destra nettamente in vantaggio rispetto all’opposizione. Dove la lotta per la leadership tra Schlein e Conte rimane punteggiata da scontri, tentativi di intesa e strappi improvvisi.

Secondo il sondaggio, la segretaria del Pd può sentirsi rinfrancata sia del lieve aumento (dal 19,05 alla fatica e simbolica soglia del 20%) sia perché i 5S rimangono fermi al 15,9%. Certo, Schlein tira un sospiro di sollievo perché le previsioni le danno un margine di vantaggio di 4 punti su Conte. Ma da qui alle Europee il suo percorso politico è lastricato di insidie e di problemi ai quali il primo partito dell’opposizione non ha saputo dare ancora risposte. Uno dei nodi più spinosi dentro il Pd e nei rapporti con Conte riguarda la guerra in Ucraina con la sinistra dem e i 5S che invocano lo stop agli aiuti militari.

Il vantaggio strategico di Meloni rispetto alla segretaria dem è che la prima riesce sempre (perlomeno fino ad ora) a fagocitare prima e gestire poi anche le difficoltà improvvise. La rivolta degli agricoltori è un banco di prova per capire come si muoveranno le due leader su un tema che ha carattere nazionale ma anche argomento caldissimo per le prossime europee. Salvini è già saltato sui trattori, mentre il premier – in ossequio alla responsabilità di governo (che aveva rimodulato l’Irpef, cancellandone l’esenzione per i redditi agrari e dominicali) – deve contemperare legittima protesta e necessità che la stessa non tracimi.

Sono ore febbrili anche perché l’annunciata marcia su Roma non è priva di incognite rispetto a un movimento che idealmente guarda a destra e contesta le politiche Ue, ma che potrebbe contestare anche l’attuale maggioranza. La sinistra spera di trarne vantaggio e stipulare accordi politici con gli agricoltori, ma l’interlocuzione con loro rimane ancora allo stato embrionale.


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