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Sciopero sceneggiatori a Hollywood: raggiunto accordo provvisorio

di Martina Melli -


Sceneggiatori e major di Hollywood sembrerebbero aver finalmente raggiunto l’accordo che mette fine a uno dei più lunghi scioperi nella storia dell’industria dell’intrattenimento. Da 146 giorni infatti migliaia di scrittori per lo schermo, dopo che la Writers Guild of America non è riuscita a contrattare con l’Alliance of Motion Picture and Television Producers, hanno iniziato a protestare e a bloccare il lavoro per ottenere ascolto e cambiamento.

Gli scioperi arrivano in mezzo a profondi sconvolgimenti strutturali dell’industria, alle prese con l’era digitale, sopravvivere al declino degli spettatori tradizionali e gestire l’ascesa delle tecnologie di intelligenza artificiale, molte delle quali hanno alimentato l’ansia per il futuro di tutte le professioni creative.

L’accordo provvisorio chiude cinque giorni consecutivi di negoziati con personaggi quali Bob Iger della Disney, Ted Sarandos di Netflix, David Zaslav di Warner Bros, Discovery e il presidente del gruppo NBC Universal Studio Group di Comcast Donna Langley. Il contratto triennale – che deve ancora essere approvato da Writers Guild of America e dai membri del sindacato prima che possa entrare in vigore – prevede l’aumento dei compensi per i contenuti in streaming, concessioni da parte degli studi sul personale minimo per gli spettacoli televisivi e garanzie che l’intelligenza artificiale non invaderà i crediti e i compensi degli scrittori.

Per una città alimentata dall’intrattenimento come Los Angeles, trovare una soluzione era di vitale importanza, secondo le parole della sindaca Karen Bass. “Ora, dobbiamo concentrarci sul riportare l’industria dell’intrattenimento, e tutte le piccole imprese che dipendono da essa, in piedi e più forti che mai”. Gli attori hollywoodiani sono a loro volta in sciopero da luglio e continueranno a marciare fino a quando anche il loro sindacato, il SAG-AFTRA, raggiungerà un accordo con gli Studios.

Come per gli scioperi degli scrittori del passato, questa “ribellione” risponde alla tendenza di Hollywood di monetizzare nuove forme di distribuzione senza far usufruire gli scrittori delle nuove entrate. In questo caso, centrale è stata la questione dei pagamenti residui per i servizi di streaming. Gli scioperi hanno sconvolto il business cinematografico e televisivo, gettando migliaia di persone senza lavoro e chiudendo la produzione della maggior parte delle serie streaming di successo (Stranger Things), i film ad alto budget, i talk show, per un danno di centinaia di milioni di dollari.

 

 


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