Politica

Scontro sulla par condicio, ma la sinistra ha la memoria corta

di Domenico Pecile -


Nessuna occupazione, nessuna propaganda, nessuna intenzione di mettere il bavaglio e i limiti sono per tutti: la maggioranza di governo respinge con determinazione le accuse delle opposizioni. E difende a spada tratta l’approvazione della delibera sulla par condicio da parte della commissione parlamentare di vigilanza, scatenando l’ennesimo scontro politico. Nessun accordo, dunque, sulla par condicio per le europee dell’8 e 9 giugno. La maggioranza ha deciso di andare avanti sugli emendamenti contestati dall’opposizione sull’informazione governativa, provocando il voto contrario e la protesta di tutte le forze di minoranza. E dunque – per bocca del presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri – la maggioranza ritiene “false le affermazioni sulla invadenza del Governo perché i principali emendamenti sostenuti dal centrodestra sono stati riformulati nel corso della seduta citando espressamente le leggi del 1993 e del 2000 su comunicazione politica e par condicio. Inoltre, alcuni emendamenti sono la fotocopia di quelli approvati al tempo del governo Conte con maggioranze politiche ben diverse”. Per Gasparri questa è la prova provata che “le sinistre mentono. I testi sono chiari. Citano le vigenti leggi, accolgono innovazioni dell’Agcom, pongono precisi limiti al governo e a tutti”. Per questo la maggioranza respinge l’ipotesi che le nuove norme concedano maggiori spazi al governo e ai ministri in campagna elettorale.
Ma le opposizioni insistono: “E’ un atto di forza della maggioranza senza precedenti”. La controreplica è affidata al capogruppo in commissione di vigilanza Roberto Rossi ai deputati di FI, Rita Dalla Chiesa e Andrea Orsini: “Si preferisce una narrazione non vera su occupazioni inesistenti al rispetto della verità, del pluralismo e delle innovative indicazioni dell’autorità per le comunicazioni. L’imbarazzo delle sinistre è apparso evidente, avevano deciso di raccontare una versione di parte prescindendo dalla realtà e così hanno fatto”. Duro anche il commento di Fratelli d’Italia che riferendosi alle prese di posizione delle sinistre parla di “vergognosa campagna mistificatoria. Le minoranze lanciano l’allarme democratico però omettono di dire che in Commissione ieri (martedì, ndr) hanno votato l’emendamento della maggioranza che sancisce il sacrosanto principio che le comunicazioni del governo, per quanti riguarda i telegiornali, non possono ricadere nelle limitazioni dettate dalla par condicio”. Insomma, per FdI non poteva essere altrimenti visto che “questo emendamento ricalcava quanto stabilito all’epoca del governo Conte I nella delibera per le europee del 2019 votata dall’allora partito di maggioranza relativa, il Movimento 5 Stelle. Della serie, quando governava Conte le regole erano le stesse”. Il Partito democratico parla di un “grave strappo” perché “non c’è stata alcuna volontà da parte della maggioranza di trovare una possibile mediazione”. In questo modo, secondo i dem “la maggioranza dilaga e la minoranza è costretta al poco che rimane. La destra ha stracciato le regole della par condicio televisiva: ora potranno imperversare in tutte le reti vestendo una volta il ruolo di governo e un’altra quello di maggioranza. Così soltanto in Ungheria”. Più soft il commento di Azione, la cui senatrice Mariastella Gelmini sostiene che “noi come opposizione riteniamo che la comunicazione istituzionale del governo debba essere limitata a eventi istituzionali, altrimenti rischia di sfociare nella propaganda. Inoltre, con gli emendamenti della maggioranza c’è il rischio di avvantaggiare i partiti con maggiore consenso”. Il governo tira dritto e insistendo sugli attacchi della sinistra parla di “affermazioni più ridicole che allarmanti. Le bugie hanno le gambe corte”. Infine, l’Usigrai dice no a ogni condizionamento da parte della politica e rivendica l’indipendenza dell’informazione del servizio pubblico.


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