Attualità

Sempre più morti nel Mediterraneo. L’allarme vero resta la Tunisia

di Maurizio Zoppi -

ANTONIO TAJANI MINISTRO MATTEO PIANTEDOSI MINISTRO


La stretta del governo Meloni sull’emergenza migranti sembra non aver attenuato l’ondata di persone che arrivano illegalmente sulle coste italiane. È una conta senza fine il numero di persone che scappano dal nord Africa, attraversando il Canale di Sicilia per cercare una nuova vita. Nel frattempo la situazione in Tunisia non migliora. Anzi. La crisi economica e il declino politico è come se fossero un’incendio che aumenta nel tempo. La guardia costiera tunisina ha recuperato altri corpi in mare. “24 sono i migranti annegati nel Mediterraneo, dopo che la loro barca è affondata martedì al largo delle coste tunisine”, hanno affermato ieri funzionari del governo di Kaïs Saïed. Oltre ai morti,la guardia costiera è riuscita a salvare 76 dei migranti a bordo della nave. Complessivamente, la guardia nazionale tunisina afferma di aver intercettato o soccorso più di 14mila migranti che tentavano di lasciare la Tunisia nei primi tre mesi di quest’anno. La cifra è cinque volte il numero registrato nello stesso periodo dell’anno scorso. Alla fine della scorsa settimana, almeno altri 27 migranti sono morti in naufragi al largo delle coste tunisine. Quelle morti sono avvenute solo poco dopo che i funzionari tunisini avevano recuperato i corpi di 29 migranti dell’Africa subsahariana dopo tre diversi naufragi alla fine di marzo. Per non parlare delle persone recuperate senza vita dalla guardia costiera italiana. Un cimitero quindi, il mar Mediterraneo, che aumenta giornalmente. Persone senza volto e nome che vengono dimenticate tra gli abissi del canale di Sicilia, mentre i politici di Bruxelles continuano a mandare messaggi di solidarietà rispetto a questa guerra silenziosa, senza però reagire attivamente. Secondo il Forum tunisino per i diritti economici e sociali (FTDES), più di 160 persone sono annegate o sono scomparse a seguito di incidenti in barca al largo della costa tunisina da gennaio. I numeri fanno parte di una più ampia tendenza generale di aumento del numero di morti sulla rotta del Mediterraneo centrale quest’anno. Secondo il progetto Missing Migrants dell’Agenzia delle Nazioni Unite per le migrazioni, il primo trimestre del 2023 è stato il trimestre più mortale per i migranti nel Mediterraneo centrale dal 2017. Il rapporto dell’OIM (organizzazione internazionale per le migrazioni) ha rilevato che “l’aumento delle perdite di vite umane sulla traversata marittima più pericolosa del mondo è causa anche dei ritardi nelle risposte di soccorso e ostacoli alle operazioni delle navi di ricerca e soccorso delle ONG (SAR) nel Mediterraneo centrale”. “Dal 2014, più di 20mila persone sono morte su questa rotta”, ha dichiarato in una nota il direttore generale dell’Oim, António Vitorino. Vitorino ha aggiunto di temere che le morti nel Mediterraneo centrale si siano “normalizzate”: non fanno più scalpore a nessuno. “Gli Stati devono rispondere”, ha detto il direttore. “Ritardi e lacune nella SAR guidata dai vari Stati stanno costando vite umane”.

L’Oim, ha scoperto che i ritardi nei soccorsi guidati dallo Stato sulla rotta del Mediterraneo centrale sono stati un fattore di “almeno sei incidenti quest’anno, che hanno provocato la morte di almeno 127 persone”. Inoltre, “la totale assenza di risposta a un settimo caso, ha causato la morte di almeno 73 migranti”. Complessivamente, da gennaio a fine marzo, sono stati documentati almeno 441 decessi sulla rotta del Mediterraneo centrale. Ma il vero numero di coloro che vi hanno perso la vita potrebbe essere molto maggiore. Un numero crescente di migranti ha cercato di lasciare la Tunisia in questi mesi, mentre la situazione economica e politica del paese peggiora. Quest’anno, la situazione degli africani sub-sahariani ha iniziato a deteriorarsi dopo che il presidente Kais Saied ha fatto delle osservazioni incolpandoli della violenza e della criminalità nel paese. I suoi commenti hanno portato ad attacchi razzisti e hanno provocato l’espulsione di molti neri africani dai loro alloggi o la perdita del lavoro. Nel frattempo le tensioni sociali in Tunisia aumentano. In questi mesi, si sono svolte numerose proteste per il trattamento dei neri africani in Tunisia e alcuni gruppi di migranti hanno chiesto alla comunità internazionale di offrire loro, un rifugio sicuro in un paese dove sarebbero stati accolti e al sicuro. Altri ancora hanno preso in mano la propria sorte e hanno cercato di raccogliere denaro per scappare attraverso “i viaggi della speranza” nel Mediterraneo verso l’Europa. Quest’anno la Tunisia ha superato la Libia come punto di partenza per le barche che arrivano a Lampedusa, ormai da mesiin uno stato di emergenza costante. E proprio a Lampedusa verrà attivato, un collegamento marittimo in più, rispetto al traghetto di linea, per garantire il trasferimento stimato di almeno 400 migranti al giorno verso un porto della Sicilia meridionale, per un totale di 2800 persone a settimana. Il costo dell’operazione? 8.820.000 euro per il 2023. Questo è quanto prevede un emendamento al decreto migranti proposto dal governo e depositato al Senato. In sostanza, “per assicurare adeguati livelli di accoglienza negli hotspot – si legge nell’emendamento – il ministero dell’Interno è autorizzato a stipulare contratti con aziende di trasporto marittimo, in deroga alle norme sui contratti pubblici. Obiettivo: “assicurare l’accoglienza dei richiedenti asilo, dei profughi provenienti dall’Ucraina nei centri governativi e negli hotspot e dei richiedenti asilo non più inseriti nei progetti della rete Sai”. È quanto si legge nella relazione tecnica dell’emendamento del governo al decreto migranti depositato in questi giorni in commissione Affari costituzionali del Senato.

Torna alle notizie in home